Galeotta fu la spilletta con la scritta "Je suis Charlie". George Clooney e sua moglie Amal Alamuddin l'hanno orgogliosamente esibita la notte dei Golden Globe e, ovviamente, non è passata inosservata. Moltio hanno apprezzato il gesto. Altri hanno ignorato. Qualcuno, invece, non l'ha proprio gradito. E ha deciso di dare una risposta forte punendo il giornale che ne aveva parlato.
È accaduto in Iran, dove un tribunale ha ordinato la censura del giornale "The Mardom e-Emruz" perché aveva osato pubblicare, in copertina, una foto con l'attore americano e il titolo "Anch'io sono Charlie". Giudicato una provocazione (il titolo è stato definito osceno), immediata è scattata la censura, con il ritiro delle copie dalle edicole. Ora il giornale rischia pesanti sanzioni. Qualcuno parla anche della sua possibile chiusura.
In passato Clooney aveva subito la censura (americana) per un motivo profondamente diverso: il regista Soderbergh si era rifiutato di tagliare alcune scene del film Solaris in cui si vedeva il fondoschiena dell'attore e così la pellicola era uscita nelle sale con il divieto a 17 anni. Ora la vicenda è completamente diversa.
Non si tratta di censurare un film per scene "scabrose". Viene oscurato un attore per le idee che si è permesso di esprimere in merito a un gravissimo fatto di cronaca (l'attentato di Parigi). Certe idee in Iran non hanno diritto di cittadinanza.
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