«Il suo piano d'azione: uccidere o essere ucciso». Non a caso per tutti è «lo squalo» ancora prima di essere Rupert Murdoch. «Gli piacciono i delinquenti», spiega uno dei suoi ex dirigenti d'azienda. Un socio australiano racconta di quando provò a spendere una parola buona per un imprenditore in crisi: «Non parlavo con quel coglione quando era ricco, andasse a quel paese ora che è fottuto», rispose lui. Cinico, maniaco delle notizie e del gossip politico, di cui va a caccia in prima persona, ossessionato da un unico obiettivo, le sue aziende, per cui è pronto «a schiacciare i nemici come scarafaggi sotto il suo stivale». Ecco Rupert Murdoch raccontato da Nick Davies, il reporter d'inchiesta del Guardian che per primo ha lavorato sullo scandalo intercettazioni, da quel lontano 2006 quando News Corporation volle far credere che i casi di hackeraggio sui telefoni della Casa reale, per mano di un investigatore corrotto e di un giornalista del tabloid News of the World , fossero solo casi isolati, deviazioni di singole mele marce. Ed ecco Rupert Murdoch come lo vedremo sul grande schermo diretto da George Clooney e ispirato da Hack attack , il libro del giornalista britannico pubblicato da un mese nel Regno Unito e già candidato a un successo planetario.
Sarà la star fra le più intellettuali, ironiche, impegnate e seducenti di Hollywood a dirigere la pellicola prodotta da Sony Pictures Entertainment , non a caso rivale della Twentieth Century Fox , colosso di casa Murdoch e seconda major cinematografica del mondo. Clooney inizierà le riprese il prossimo anno, a conferma di uno sguardo politico sulle cose del mondo che l'attore, regista e sceneggiatore ha ormai fatto suo. Sì, perché alla fine raccontare Murdoch ispirandosi a un libro che definisce Rebekah Brooks, la sua pupilla, «il cuore pulsante del diavolo», significa di fatto raccontare «il diavolo», quel Lucignolo che nel Regno Unito, con le campagne dei suoi giornali, ha fatto e disfatto governi, di destra e sinistra, a suo piacimento, ma che negli Stati Uniti è soprattutto l'uomo della Fox, il principale nemico dei democratici amici di Clooney. In Hack Attack Murdoch è un uomo avido, ambizioso, che incute paura per la potenza dei mezzi che ha a disposizione e per la spietatezza con cui li usa. I grandi manager di cui si circonda «vengono tutti fuori dalla stessa scatola, sotto la voce bulli», scrive Davies. I segugi impiegati nei suoi tabloid «prendono a calci le proprie vittime perché a loro piace. Fa vendere i giornali, paga bene ed è divertente». Perciò gli avvocati che hanno messo insieme le accuse contro i giornali dello Squalo staccavano la batteria del telefono quando si incontravano per discutere le strategie.
Il copione insomma è già scritto. Ed è di quelli ghiotti per il regista che ha denunciato platealmente le falsità di un altro tabloid , il britannico Daily Mail , sul proprio conto e su quello della futura moglie, l'avvocato Amal Alamuddin, non a caso specializzata in diritti umani. È un altro passo lungo la strada dell'impegno civile - dopo le uscite a favore dei matrimoni gay e dell'eutanasia - e contro le ipocrisie del nostro mondo. Una mossa che dà man forte ai tabloid, ultimo il Daily Mirror , che di recente ha insinuato - ma il divo ha prontamente smentito - che l'attore possa candidarsi a governatore della California. D'altra parte nel 2006 è arrivato l'Oscar con Syriana , una denuncia sulla dipendenza degli Stati Uniti dal petrolio estero. Prima ancora c'è stato Good Night, and Good Luck sull'anchorman simbolo della battaglia al maccartismo. Nel 2011 Le idi di marzo, una denuncia del la corruzione politica, e quest'anno The Monuments Men sulle opere d'arte trafugate durante la Seconda guerra mondiale. Con lo scandalo tabloid c'è pure quel fil rouge che lo lega al padre, Nick, 80 anni, ex giornalista ed ex candidato democratico alla Camera, sconfitto nel 2004 e da allora impegnato col figlio in questioni internazionali come la crisi in Darfur, per cui entrambi sono stati arrestati due anni fa per una protesta a Washington.
Ora c'è il diavolo Murdoch.
E Clooney sa che il film è destinato al successo: «Ci sono tutti gli elementi, le bugie, la corruzione e i ricatti, ai più alti livelli del governo da parte del maggior quotidiano di Londra (chiuso nel 2011 dopo 168 anni di scoop , ndr) E il fatto che sia tutto vero è la parte migliore».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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