Guerra in Ucraina

"Case cedute ai siberiani": la mossa di Mosca per russificare l'Ucraina

Molti ucraini fuggiti raccontano di case e terreni lasciati dai profughi dati in mano a russi e siberiani: così Mosca vuole russificare la regione di Kherson prima dell'annessione

"Case cedute ai siberiani": la mossa di Mosca per russificare Kherson

A Kherson una possibile annessione alla Russia sembra diventato quasi un problema secondario. Il vero spauracchio è dato da una possibile colonizzazione che, secondo gli ucraini, sarebbe già in corso. Case e campi sarebbero già stati assegnati a russi provenienti da più parti della federazione, anche dall'estremo oriente. Mentre, di contro, molti ucraini dopo l'arrivo delle truppe di Mosca hanno lasciato la regione.

Il contesto di Kherson

Nell'economia del conflitto ucraino, Kherson ha una precisa peculiarità: è la prima grande città ucraina a essere stata conquistata dai russi. I soldati inviati da Mosca hanno definitivamente piazzato la bandiera il 3 marzo scorso. La resistenza, alle porte della città, c'è stata. Ma nel sud del Paese i russi già dai primi giorni di guerra hanno manifestato una certa superiorità militare, al contrario invece di quanto visto a Kiev e a Kharkiv.

Per cui l'esercito ucraino si è dovuto dividere su più fronti e ha dovuto indietreggiare da Kherson. Il suo territorio, strategico in quanto chiave di ingresso della zone dell'Ucraina affacciate sul Mar Nero, non è stato particolarmente danneggiato. Non c'è stata, al contrario di Mariupol, una battaglia urbana.

Dunque Mosca, una volta consolidate le posizioni, ha potuto iniziare ad amministrare la regione. A dir la verità, come riportato più volte dai vertici dell'amministrazione locale ucraina spodestata, la Russia già ad aprile voleva organizzare un referendum secessionista. C'è stata però la reazione della popolazione, non convinta di questa scelta.

L'imposizione del rublo

Il primo maggio poi, si è avuta l'introduzione del rublo. Altro segno di una “russificazione” in corso. Proprio nei primi giorni del mese inoltre, per quasi una settimana gli abitanti di Kherson non hanno avuto internet. I vertici filorussi arrivati in città hanno dato la colpa ad azioni di sabotaggio ucraine, ma per NetBlocks, la società che si occupa del monitoraggio internazionale della rete, è probabile che in quei giorni la connessione locale sia stata agganciata alle infrastrutture russe.

Soldi e internet quindi oramai dipendono da Mosca. Un'annessione de facto, un veloce passaggio verso una dipendenza dalla federazione russa che costringerà in futuro, volente o nolente, la popolazione a non dover guardare più verso Kiev. Per questo quando i vertici del governo regionale locale hanno ufficialmente chiesto l'annessione alla Russia, con il Cremlino però che ha rinviato la questione a un altro momento, tutto è sembrato scontato. Il destino che Mosca vuole per Kherson è quello di un'annessione sullo stilo di quanto già visto in Crimea nel 2014.

Le case a russi e siberiani

Un'annessione de facto può anche essere ribaltata. O per vie politiche o anche per vie militari. Ciò che spaventa gli abitanti ucraini di Kherson è il ribaltamento demografico, ovvero una russificazione forzata che starebbe già prendendo piede.

Su La Stampa, Riccardo Coletti ha riportato le dichiarazioni di alcuni cittadini fuggici da Kherson. Molti parlano del fatto le case lasciate incustodite da chi è scappato dalla città e dalla regione circostante vengano assegnate ai russi. E, in particolare, a persone provenienti dalla Crimea.

L'esodo da queste località ha lasciato parecchi appartamenti vuoti. Così come anche non pochi campi senza più i proprietari e i lavoratori. Nelle campagne starebbero giungendo diverse famiglie dall'estremo oriente russo, attratte dalla prospettiva di abitare in territori più miti e più fertili rispetto a quelli di origine. Circostanze che velocizzerebbero ulteriormente la russificazione e quindi una separazione da Kiev in primis a livello sociale e culturale, oltre che politico.

Ma gli ucraini fuggiti parlano anche di cellule dormienti pronte ad attivarsi e a difendere “l'ucrainicità” di Kherson con la guerriglia. Cellule che per Mosca rappresentano "gruppi di nazionalisti ucraini", come definiti ieri dalla portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. "Sappiamo - ha detto - che gruppi di nazionalisti hanno attaccato civili per il loro supporto dato alla Russia".

Come sempre in guerra le verità sono due e appaiono diametralmente opposte. Da Kiev parlano di russificazione in corso e di preparazione del proprio tentativo di controffensiva per riprendere Kherson. Da Mosca invece la regione viene considerata oramai pacificata, con la popolazione favorevole all'integrazione con la federazione e dunque chi parla di russificazione lo fa con l'intento di destabilizzare il territorio.

L'unica cosa certa per ora è che il futuro di Kherson, comunque vada, a guerra finita sarà diverso dal suo presente e dal suo passato.

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