Questa notte l’Isis ha rivendicato su Amaq l’attentato avvenuto martedì scorso a Liegi, in Belgio. Amaq ignora il nome dell’uomo, ma lo descrive come un soldato del califfato.
Isis, le diverse procedure per rivendicare un attentato
L’obiettivo di ogni rivendicazione è quello di ridicolizzare l’apparato di sicurezza dell'Occidente ribadendo che il volere divino non è mai il medesimo e che si realizza tramite azioni semplici ed immediate. Quella definita come stupidità dei crociati è più volte menzionata nei testi jihadisti come ad esempio nel nono numero di Rumiyah o nell’edizione di Dabiq nel novembre del 2015. La letteratura jihadista va interpretata, non semplicemente tradotta in modo letterale. La stupidità va intesa come l’inefficacia dell’occidente nel prevedere e contrastare in modo efficace un’azione violenta isolata. Approfondendo il concetto, la stupidità crociata rappresenta l’occasione favorevole per colpire. Nella reinterpretazione teologica, la finestra temporale utile è sempre di ispirazione divina. La propaganda è essenziale per la sopravvivenza dell’Isis sia come gruppo che come idea per coltivare quella profondità strategica digitale. È un meccanismo prezioso con il quale far valere l’acquiescenza nel suo proto-Stato ed un’arma penetrante con cui affermare la propria egemonia terroristica all’estero. Negli anni a venire, servirà come bandiera attorno alla quale i veri credenti del califfato si raduneranno, una volta perduti i territori.
Diversa responsabilità, diversa rivendicazione
L’Isis utilizza diversi canali di comunicazione in base al grado di responsabilità dell’organizzazione centrale con l’esecutore dell’attentato. Il grado di responsabilità non dipende dal numero delle vittime o dalle dinamiche. Da ricordare, infine, che l’Isis utilizza le reti social come moltiplicatore di forze. A differenza di al Qaeda che propende per operazioni scrupolosamente pianificate, lo Stato islamico ha fin da subito incoraggiato chiunque nel prendere le armi in suo nome, utilizzando la più complessa ed efficace campagna di reclutamento sui social mai creata da un gruppo terroristico. Nizza dimostrò al mondo che l'Isis e gli altri gruppi della jihad globale avevano abbandonato gli attacchi terroristici elaborati. Questi richiedono enormi quantità di denaro ed una attenta pianificazione ed espone le cellule ai servizi segreti. Nizza confermò l’evoluzione del terrorismo trasformato in brand.
La rivendicazione rientra nella strategia Isis
Fino allo scorso settembre la propaganda Isis era strutturata sulla immediata rivendicazione per dare l’illusione di una portata globale: una tattica che ha fatto molto presa in Europa. Tuttavia nel fallito attentato avvenuto il 15 settembre scorso all'altezza della stazione di Parsons Green, nella zona residenziale di Fulham, l’Isis ha adattato la sua propaganda. L’episodio non è stato ignorato, ma lodato. La mancata deflagrazione del rudimentale IED è stata del tutto accantonata, privilegiando le capacità del gruppo di colpire il Regno Unito per la quarta volta in sei mesi. Il terrorismo è un fenomeno lucidamente razionale, all'interno di una più ampia strategia di comunicazione politica coercitiva, dove la violenza viene usata nella deliberata creazione di un senso di paura per influenzare un comportamento e un determinato gruppo di destinatari. L'illusione di una tattica indiscriminata è essenziale per colpire psicologicamente coloro che sono sfuggite alle conseguenze fisiche di un attacco terroristico. Queste risposte comportamentali per massimizzare l'utilità negli ambienti strategici dinamici, sono riconducibili ad una logica strumentale alla base dei piani di azione. La razionalità procedurale spiega come il terrorismo è il prodotto di un'analisi logica del costo-beneficio, dell'utilità prevista e delle strategie coercitive all'interno di una serie limitata di opzioni disponibili per i gruppi politici non statali. Possiamo quindi affermare che l’attentato terroristico in se è un’azione razionale sorprendente che bilancia immediatamente le forze con il nemico (lo Stato) in un arco temporale strettamente limitato.
La rivendicazione dell’attacco di Liegi
Il successo non si misura con la forza delle armi o dal numero di soldati schierati, ma si ottiene con la molteplice coesistenza di un certo numero di fattori. I due principali fattori sono la posizione ed il tempo. La determinazione è un segno distintivo dell'esecutore solitario. Parliamo quindi di bidimensionalità dell’operazione solitaria nella sua doppia valenza politica e militare.
L’Isis ha rivendicato tramite la sua agenzia di stampa Amaq l’attacco avvenuto martedì scorso a Liegi, in Belgio ad opera del 36enne Benjamin Herman. Descritto come solitario e violento era in carcere dal 2003 per aggressione, furto e possesso di stupefacenti. Lo scorso anno era stato schedato dai servizi segreti come soggetto a rischio radicalizzazione. Herman era uscito dal carcere grazie ad un permesso premio di due giorni, il 14esimo permesso finalizzato al suo reinserimento. Il bilancio finale è di tre morti e due feriti. L'assalitore è stato neutralizzato dalla polizia. Tramite la sua agenzia di stampa Amaq, l’Isis ha diffuso una breve nota. Forma metrica standard, struttura semplice e compatibile con le precedenti. Le rivendicazioni solitamente non richiedono forme di saluto. Così come avvenuto per Sayfullo Saipov e Redouane Lakdim, Amaq ignora il nome dell’esecutore materiale del gesto.
“Un soldato dello Stato islamico ha effettuato un attacco a Liegi in risposta agli appelli lanciati per colpire i paesi della coalizione”.
Maggiori dettagli potrebbero essere inseriti nel prossimo numero di al-Naba. Tuttavia così come avvenuto nella rivendicazione dei precedenti attentati, al-Naba potrebbe dedicare solo un’infografica. Quest’ultima non andrebbe assolutamente confusa con le prime schede diramate dai sostenitori dell'Isis come ad esempio quelle pubblicate da Khattab Media Foundation e Wafa' Media Foundation. Al-Naba è un'opera settimanale molto semplice da produrre e diversamente dalla defunta Rumiyah, consta di poche pagine. L’attacco di Saipov venne rivendicato dall’Isis 48 ore dopo nel numero 104 del settimanale al-Naba. Per Saipov, l’Isis utilizzò la frase “soldato del califfato”.
Isis: il grado di responsabilità
La frase “soldato dello Stato islamico o del califfato” è solitamente scelta da Amaq per identificare “coloro che ricevono la chiamata”, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno coordinato i loro attacchi con l'organizzazione centrale. La frase “soldato dello Stato islamico o del califfato” è stata utilizzata in almeno sei attentati: Ohio State University, Marsiglia, Bruxelles, Londra, Malmo e quello avvenuto a ridosso del Parlamento inglese. Amaq si riferisce all’Occidente come “paesi della coalizione”, mentre il canale ufficiale Isis utilizza la frase regno crociato. Ad esempio il video postumo diramato da Amaq per l’attacco di Parigi non confermava un ruolo dell’organizzazione terroristica, ma un canale di comunicazione aperto tra Khamzat Azimov ed un Media Operative.
Il distaccamento di Surabaya
La frase utilizzata per consacrare un ruolo attivo o determinante del comando centrale Isis negli attentati è distaccamento di sicurezza o distaccamento operativo. Nelle rivendicazioni sul canale ufficiale dello Stato Islamico dove è presente la frase "distaccamento di sicurezza o distaccamento operativo" vi è sempre in antitesi la parola "crociati o forza crociata". Il distaccamento è da intendersi sia come organismo dell'organizzazione ribelle con sede fissa che della rete terroristica clandestina dispersa in tutto il globo. Al distaccamento spettano azioni meno frequenti e più dispersive. Ed è ciò che è avvenuto nella rivendicazione per l’attentato di Surabaya pubblicata non su Amaq ma sul canale ufficiale Isis. Rivendicando l'attentato alle chiese di Surabaya con un comunicato ufficiale, l’Isis ha confermato un certo grado di coordinamento che sarebbe mancato nell’attacco di Parigi.
La strategia di comunicazione salafita-jihadista è strutturata per garantire una finestra di visibilità unica: da zero ad eroe (antieroe per l’occidente). Come ben sappiamo, l’Isis ha perfezionato l’utilizzo di internet, ottimizzando una macchina della propaganda pronta ad attivarsi per esaltare le gesta di un attentato nel mondo. Negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad una procedura standard: il simpatizzante compiva la strage, l’Isis otteneva uno spot di portata globale determinato anche dall’assenza dei protocolli di esposizione sui media. Chiunque, senza alcuna particolare abilità, ma solo con una volontà di ferro, ha già dimostrato di poter uccidere la gente e farsi ammazzare partecipando al macabro rituale degli omicidi. La maggior parte non ha avuto bisogno di una motivazione individuale. Avvenuto l’attacco l’Isis poneva il proprio sigillo, glorificando gli esecutori ed il loro martirio nella jihad contro i miscredenti. La rete fa il resto. Romanzando il successo del terrore lo si rende accessibile a chiunque. Il terrorista della porta accanto, nonostante possa ricevere un indottrinamento sul campo, non potrà mai essere considerato alla stregua di un soldato, ma ha dalla sua l’anonimato e quella capacità di essere insospettabile. L’uso della rete è essenziale sia per continuare ad attirare reclute che per preservare la lealtà dei seguaci.
La strategia della Negazione del Ricordo
Ignorare il nome e la storia dei terroristi, mettere in dubbio anche la loro stessa esistenza
Strutturare ogni forma di copertura mediatica per ignorare la storia dei terroristi, soffermandosi soltanto sulla sofferenza delle vittime o sul coraggio di coloro che hanno reagito all’attentatore. Non amplificare mai o legittimare la narrazione dei terroristi. Se non provocano vittime, gli attentati non dovrebbero essere riportati. In ogni caso, anche in presenza di vittime, la copertura mediatica si dovrebbe concentrare solo sull’evento specifico non superando mai le 48 ore di esposizione. In Francia ad esempio, i principali media non pubblichano le foto e le immagini dei terroristi dello Stato islamico per impedire loro qualsiasi tipo di propaganda postuma. La strategia della Negazione del Ricordo è concepita per rendere anonimi gli attentatori nell’esclusivo ricordo delle vittime. I terroristi, per quella che era ritenuta inizialmente (ed erroneamente) una svista, compiono le lo stragi facendo attenzione a portare con se i documenti di riconoscimento o qualsiasi dettaglio che possa far risalire alla loro identità. Si tratta di una strategia dello Stato islamico volta a glorificare i martiri agli occhi dei loro comandanti, sfruttando i media occidentali, così da incoraggiarne altri a compiere le stesse azioni.
Cancellare il vocabolario Isis: da soldato a malato di mente o criminale
Tutti gli attentati dovrebbero essere inquadrati come azioni solitarie non collegate. E’ una strategia specifica che mira a screditare qualsiasi sospetto di terrorismo globale organizzato. La risposta militare dovrebbe essere sempre considerata legittima agli occhi della società. Quest’ultima, essenzialmente, dovrebbe essere formate nel considerare possibile un fenomeno imprevedibile. La consapevolezza conferisce determinazione nel combattere e resistere che in Israele si traduce in voglia di vivere. L’utilizzo prudente della comunicazione e la comprensione costante della situazione, formano il nucleo della risposta psicologica al terrorismo.
Le frasi "soldati dello Stato islamico o del califfato" e "distaccamenti operativi" dovrebbero essere rimosse da ogni forma di comunicazione e sostituita dalle frasi "malati di mente e criminali". In questo modo l’opinione pubblica percepirà l’attentato come un incidente imprevedibile ma certamente limitato alla sfera umana. Nulla di soprannaturale, ma un’azione di soggetti mentalmente disturbati o criminali. Molti di loro (così come avvenuto per gli episodi avvenuti in Francia ed in Belgio) provengono dal mondo criminale che continua ad intrecciarsi sempre più con l’estremismo. Ecco che allora il concetto stesso di terrorismo assume un nuovo significato: la causa politica o religiosa, diventa soltanto il pretesto per continuare un comportamento illecito.
Eliminare il riferimento religioso
Il linguaggio è strumento di influenza, con forme metriche strutturate per riflettere la visione di una realtà. E' il linguaggio a definire le azioni accessibili e delegittimare le altre percezioni del mondo. La strategia linguistica dell’Isis si basa sul concetto dogmatico della giustizia divina che giustifica le azioni in vita. E’ l’interpretazione che motiva l’omicidio, inteso come obbligo sacro. Le azioni fisiche sono soltanto il mezzo per raggiungere l’obiettivo spirituale. L’Isis rivendica ogni azione che potrebbe sfruttare a suo vantaggio e che non può essere confutata da una sigla rivale. A differenza dell’Afghanistan dove è attiva anche al Qaeda, in Europa l’Isis rivendica con una certa calma. Tuttavia se si eliminasse il riferimento religioso alle azioni dei terroristi, la sfera della propaganda jihadista verrebbe fortemente ridimensionata. Oggi nel plasmare la visione di una realtà si cercano determinati fattori. Ad esempio. Il soggetto si percepisce immediatamente come terrorista se pronuncia la frase Allah Akbar. Tuttavia tale frase è raramente confermata. Molto di frequente nel prendere contezza di un attentato, ci si imbatte in frasi tipo “l’uomo avrebbe pronunciato Allah Akbar” o "Testimoni hanno riferito che l'uomo avrebbe pronunciato Allah Akbar". L’uomo diviene terrorista e la frase Allah Akbar lo consacra in base alla nostra percezione come un militante Isis.
E se invece riscrivessimo la nostra percezione
Se a compiere l'insano gesto fosse stato un malato di mente o un criminale, ignorando del tutto ogni riferimento di indottrinamento religioso. Annullando il riferimento religioso si colpirebbe direttamente la causa principale e si intaccherebbe la profondità strategica digitale di ogni azione. Azione non più avvenuta per volere divino, ma causata dalla mente deviata di un soggetto. L'Isis si definisce come il ramo puro dell'Islam nella sua forma più vera. La sfera di influenza della strategia del terrorismo è nel campo psicologico.
Nuove regole grammaticali
Nel "Media Operative, You Are a Mujahid, Too", guida strategica jihadista concepita per fornire gli strumenti essenziali per sfruttare la copertura dei media si legge che "Tutte le parole riferite all’Occidente inteso come nemico dovranno essere scritte sempre in minuscolo in segno di disprezzo poiché non potrebbero stare sullo stesso piano letterale e simbolico delle altre come Allah, Dio o Jihad. I media offrono un modo per intimidire, minacciare obiettivi sensibili civili e militari, così da spingere gli avversari ad agire in modo irrazionale. I messaggi devono essere calibrati per scioccare il pubblico che supporta i militari all’estero". La strategia dialettica ha un fine ben preciso: inquadrare il conflitto in un’ottica religiosa e politica. La propaganda jihadista va contrastata con le medesime tattiche utilizzate per disprezzare l'Occidente. Ad esempio nel riportare i comunicati su Amaq la frase "Soldato del Califfato ha attaccato una chiesa" diverrebbe "una Chiesa è stata colpita da un soldato del califfato". Da notare che l'Isis utilizza le parole "soldato o leone", mai killer o mostro termini per lo utilizzati dagli occidentali. Possono sembrare semplici accorgimenti, ma in realtà sono strumenti che sfidano l'inviolabilità dei loro concetti "puri". In ogni caso, tutte le rivendicazioni andrebbero oscurate.
La strategia della Negazione del Ricordo è concepita per cancellare la storia dell'esecutore materiale del gesto, plasmare
la percezione di un evento (attentato), annullare la profondità strategica digitale, screditare la propaganda jihadista, eliminare ogni tipo di riferimento religioso e relegare ogni azione imprevedibile alla sfera umana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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