Coronavirus

Coronavirus, a Londra autista Uber non fa salire ragazzi italiani

Il racconto choc del 19enne Dylan Bastonini, che si trova a Londra da settembre. Lui ed altri tre suoi amici stavano aspettando sotto la pioggia l'auto di Uber quando, arrivata la vettura, sono stati respinti dal conducente: “Non è razzismo, è una questione di sicurezza”

Coronavirus, a Londra autista Uber non fa salire ragazzi italiani

Non si arresta la psicosi causata dalla diffusione del Coronavirus, e adesso ad essere presi di mira non solo soltanto i cittadini cinesi, ma anche gli italiani. In queste ultime settimane, durante le quali si è registrato un elevato numero di contagi nella Penisola, abbiamo sentito di tutto: a partire da navi ed aerei con a bordo nostri connazionali respinti dagli altri Paesi, fino ad arrivare a politici di altri Stati che consigliano ai propri cittadini di non fare viaggi nel Bel Paese o che propongono direttamente di chiudere le frontiere. Persino la Cina, nazione da cui è partita l'epidemia, ci sta mettendo in quarantena.

Arriva poi oggi la notizia di un gruppo di ragazzi rifiutati da un autista di Uber proprio perché italiani. A denunciare questo episodio di evidente discriminazione è il 19enne Dylan Bastonini, ancora incredulo per quanto gli è accaduto. Il giovane si trovava fuori dallo zoo di Londra insieme ad altri tre suoi amici e stava aspettando sotto la pioggia che un'auto di Uber venisse a prendere lui ed i compagni. Arrivata la vettura, la spiacevole sorpresa. I giovani non fanno in tempo a caricare i bagagli sul retro del veicolo, che l'autista, forse avendoli sentiti parlare, chiede loro la nazionalità. Scoperto di avere a che fare con passeggeri italiani, il conducente cambia idea, e si rifiuta categoricamente di dare loro un passaggio.

Inizialmente i ragazzi non capiscono il problema, tanto che pensano che l'autista non voglia farli salire in auto a causa dei loro vestiti bagnati dalla pioggia. Non vogliono credere neppure per un istante che il dipendente Uber li stia respingendo per il Coronavirus e perché italiani: loro, fra l'altro, si trovano in Inghilterra da settembre e non tornano in patria da mesi. Poi, l'amara verità.

Deciso ad ottenere una risposta, Dylan tiene aperto lo sportello dal lato del passeggero per parlare con l'autista, mentre inizia a registrare tutto col cellulare.“Quindi non possiamo restare qui?”, domanda il ragazzo, come si sente nel video. “L'ho annullato, replica il conducente di Uber, riferendosi al viaggio. “Perché siamo italiani? Ti stiamo aspettando da almeno 5 minuti", insiste il 19enne. "Sì, semplice". A questo punto un amico di Dylan, furioso, impreca e senza tanti mezzi termini dà del razzista all'autista. “Ma puoi dire perché hai annullato il viaggio? Solo perché siamo italiani?”, domanda ancora il 19enne. Di nuovo, il conducente fornisce al ragazzo una risposta affermativa per poi cercare di concludere la questione consigliando al gruppo di lamentarsi con Uber. “Perché sei razzista?”, lo incalza ancora Dylan. A questo punto l'uomo cerca di giustificarsi: “Non si tratta di razzismo ma riguarda la mia sicurezza, la mia salute”. Evidente il riferimento al Coronavirus.

Sul caso è poi intervenuta la stessa azienda di trasporto automobilistico: “Quanto è stato descritto è assolutamente inaccettabile, ha dichiarato, come riportato dal “Metro”.

“Uber non tollera alcuna forma di discriminazione e stiamo attualmente indagando su questo incidente”.

Commenti