Coronavirus, la Spagna soffre: 25 mila contagiati e 1326 morti

Le statistiche sui morti e sui contagiati aumentano anche in Spagna, che ora si avvicina all'Italia per la gravità della situazione dovuta al Covid-19

Coronavirus, la Spagna soffre: 25 mila contagiati e 1326 morti

Le statistiche sul Covid-19 raccontano di come la Spagna sia, dopo l'Italia, la nazione europea più colpita dalla pandemia dichiarata dall'Organizzazione mondiale della Sanità.

Gli ultimi dati, che sono stati riportati pure dall'Agi, parlano di 324 persone decedute soltanto nel corso delle ultime ventiquattro ore. Ma non è tutto. Spaventa anche il numero dei contagiati complessivi: circa 25mila persone. Poi c'è la velocità con cui il quadro sanitario evolve, una velocità che è stata notata dagli osservatori. La costanza con cui i numeri salgono è tragica. Pedro Sanchez si è distinto per aver messo in campo misure restrittive di tutto rilievo. La Spagna è stata la prime realtà a sospendere de facto la Convenzione di Schengen, vietando l'ingresso via terra ai cittadini non iberici, salvo qualche eccezione, che riguarda per esempio i lavoratori o il corpo diplomatico. La situazione, com'è normale che sia, non è identica in tutto il territorio spagnolo: Madrid, la capitale, è la città che sta soffrendo in maniera maggiore questa situazione emergenziale. Le persone morte in Spagna sino a questo momento sono 1.326, ma più di 800 di queste risiedevano nella città in cui si trova il Palazzo reale.

La Spagna, nel complesso, si trova in terza posizione per quel che riguarda la gravità della situazione. Il governo sta cercando di tamponare la situazione, ponendo l'accento su alcuni aspetti che in queste ore vengono dibattuti pure in Italia. Bisognerà comprendere se e quali ulteriori provvedimenti potranno essere decretati dall'esecutivo. Ma Pedro Sanchez, come i nostri governanti, deve anche occuparsi delle condizioni di coloro che sono in isolamento, in quarantena o in semi-quarantena.

Ieri è stato il giorno il cui il primo ministro spagnolo ha avvertito la nazione sul pericolo che le violenze domestiche, per via della impossibilità di uscire se non per motivi legati alla salute, al lavoro o alle esigenze di prima necessità, finiscano col subire un'impennata.

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