In Svezia hanno raggiunto picchi allarmanti i decessi per coronavirus avvenuti all’interno delle case di riposo. Nel Paese nordico, gran parte dei decessi totali da Covid registrati finora riguardano proprio ospiti di residenze per anziani. Il tragico bilancio dell’epidemia nella nazione scandinava si accresce quotidianamente, ma le autorità di Stoccolma non provvedono ancora a imporre il blocco totale delle attività non essenziali e a costringere i cittadini a restare a casa.
In base a quanto riporta l’Ansa, il morbo incriminato avrebbe ad oggi ucciso oltre 500 anziani ospitati in case di riposo svedesi e tale cifra corrisponderebbe a circa un terzo dei 1.511 decessi totali avvenuti in quel Paese. I soggetti lì infettati, complessivamente, sarebbero 14.385.
L’impennata delle morti verificatesi all’interno delle residenze socio-assistenziali sta facendo sempre più preoccupare, rileva l’organo di informazione italiano, l'Agenzia per la salute pubblica di Stoccolma e sta contestualmente spingendo l’esecutivo socialdemocratico a fare mea culpa.
Il primo ministro di sinistra Stefan Löfven ha appunto ammesso finalmente, nell’ultima settimana, di non avere fatto abbastanza sul fronte della prevenzione dei contagi, ma, denuncia l’agenzia romana, “ormai il danno è fatto”.
Sul governo svedese, rimarca sempre l’Ansa, si fa quindi ogni giorno più intensa la pressione dell’opinione pubblica, allarmata dall’avanzare dell’epidemia e dalla crescita delle vittime, nonché stupefatta nel vedere che le autorità non provvedono ancora a decretare lo stato d’emergenza.
I pubblici poteri locali non hanno infatti messo la nazione in quarantena, limitandosi a raccomandare alla popolazione di osservare comportamenti
responsabili, e, di conseguenza, gli abitanti dello Stato scandinavo stanno insistendo, puntualizza lo stesso organo di informazione, affinché Löfven dia una risposta energica al dilagare del coronavirus sul territorio nazionale.
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