Come annunciato dalla Turchia lo scorso giovedì 23 giugno, sarebbe in atto lo studio di un piano per creare uno specifico centro di controllo a Istanbul destinato a gestire e monitorare un corridoio marittimo che consenta di trasportare grano dall'Ucraina attraverso il Mar Nero.
Dall'inizio del conflitto, almeno secondo i numeri diffusi dalle Nazioni Unite, ci sarebbero circa 20 milioni di tonnellate di grano bloccate e in attesa di esportazione. Ciò ha portato alla necessità di allestire una strategia per superare la situazione di stallo, che ha chiamato in causa, oltre la Russia e l'Ucraina, anche la Turchia. Ankara si è quindi messa prontamente a disposizione, tenendo dei colloqui con le parti coinvolte, ma ha già fatto sapere che si renderà necessario un incontro a quattro per definire i dettagli della creazione di suddetto corridoio marittimo. Incontro che potrebbe avvenire proprio a Istanbul, e al quale prenderebbero parte esponenti di Turchia, Russia, Ucraina e Nazioni Unite.
Il piano
La scelta di Istanbul non sarebbe casuale, dato che proprio la città sul Bosforo sarebbe deputata a ospitare il centro di controllo del corridoio per il passaggio del grano."C'è un consenso generale sulla creazione di un centro operativo a Istanbul", ha infatti affermato giovedì scorso il ministro della Difesa Hulusi Akar. Dal momento della sua teorizzazione, grazie all'intermediazione turca, sono stati compiuti"seri progressi" nella formazione del corridoio, ha aggiunto il ministro. Proprio questa settimana a Mosca sono avvenuti dei colloqui tra funzionari militari russi e turchi per definire la rotta marittima, la partenza sicura delle navi dai porti ucraini e il ritorno degli aerei turchi all'aeroporto ucraino di Borispol. "Ci stiamo impegnando a tutti i livelli per garantire pace, tranquillità e cessate il fuoco", ha aggiunto Akar, parlando di un confronto "produttivo e costruttivo". Lo stesso ministro della Difesa russo Sergei Kuzhugetovich Shoigu ha dichiarato che sono in corso di definizione le rotte per consentire una navigazione sicura sul Mar Nero.
"Riteniamo che nei prossimi giorni potrebbero essere compiuti passi concreti e potrebbero verificarsi sviluppi positivi", ha auspicato il ministro della Difesa turco."A questo punto, vediamo che le parti hanno una visione positiva della questione. La nostra aspettativa è che le navi cariche di grano lascino i porti e arrivino a destinazione in sicurezza".
Michel al G7
La speranza che tutto possa concludersi in modo positivo arriva anche dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. "Mi auguro che ci sia al più presto una intesa per permettere al grano ucraino di lasciare i porti del mar Nero"."Nel frattempo dobbiamo cercare anche delle alternative attraverso Romania e Polonia", ha aggiunto Michel durante la conferenza stampa tenuta presso il resort di lusso di Elmau, nelle Alpi bavaresi, dove da oggi fino a martedì si riuniscono i capi di Stato e di governo del G7.
L'Unione europea, ha spiegato ancora il presidente, è pronta a sostenere l'Ucraina con massicci aiuti militari e a colpire la Russia con sanzioni. "Abbiamo già mobilitato 2 miliardi di euro per fornire materiale militare, ma l'Ucraina ha bisogno di più e noi siamo impegnati a darne di più. Daremo più aiuti militari, più aiuti finanziari, più sostegno politico", ha puntualizzato.
Per quanto concerne le sanzioni, tuttavia, un occhio di riguardo andrebbe dato alle ripercussioni che inevitabilmente si abbattono sull'economia dei Paesi dell'Unione europea. Si parlerà infatti anche di price cap sui "servizi relativi al petrolio", per esempio sugli "aspetti finanziari e di trasporto". Lo scopo, ha spiegato Michel, dovrebbe essere quello di"colpire la Russia e non le nostre economie" dunque bisogna capire "gli effetti collaterali" delle eventuali misure. Le ripercussioni vanno analizzate con attenzione e lungimiranza, atteggiamento che va ripetuto anche nel momento in cui si toccherà il tasto dell'eventuale embargo dell'oro russo. "È chiaro che si possa trovare uno strumento per un settore specifico e oggi e domani continueremo a parlarne, per poter arrivare a una decisione unanime", ha spiegato il presidente.
"Due giorni fa abbiamo deciso con 27 paesi in Ue che il nostro lavoro vada approfondito sulle sanzioni e che alcune cose vanno ancora chiarite, per evitare che diventiamo vittime collaterali delle sanzioni. Le misure devono essere efficaci e bisogna tenere in considerazione quali effetti negativi si nascondano per noi", ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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