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Così gli 007 italiani hanno liberato Greta e Vanessa

Le ragazze sempre "monitorate" dall'intelligence italiana. La contropartita per il rilascio: è giallo sul riscatto da 12 milioni di euro

Così gli 007 italiani hanno liberato Greta e Vanessa

La giornata più lunga e difficile è stata domenica scorsa: è stato in quel momento che la trattativa per il rilascio di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, intessuta per mesi dagli 007 e dalla diplomazia, è arrivata a un passo dalla conclusione. Ma è stato anche il momento in cui si è temuto potesse saltare. Ed ora che le due ragazze sono salve, si può finalmente tirare un sospiro di sollievo.

"Le due cooperanti - raccontano fonti che in questi mesi hanno seguito il dossier - hanno vissuto mesi davvero difficili, costrette a subire soprusi e sempre sorvegliate da uomini armati, soggetti affiliati ai qaedisti di Jahbat Al Nusra, il movimento che 'politicamente' ha gestito il sequestro". Le ragazze sarebbero, infatti, state sequestrate da un altro gruppo che però, avendo la necessità di nascondigli ben protetti e soprattutto di uomini ben armati e in grado di gestire un sequestro di quella portata, si sarebbero subito appoggiati a quelli di Al Nusra. E proprio questo rappresenterebbe l’unico elemento "positivo" di questi mesi in quanto, sottolineano le fonti, Vanessa e Greta non sarebbero mai finite nelle mani dell’Isis né nei territori da loro controllati. Una circostanza che sarebbe confermata da presunti simpatizzanti dello Stato islamico che in rete, subito dopo la notizia della liberazione, avrebbero accusato quelli di al Nusra di "aver venduto le due donne" occidentali. L’altro elemento che ha consentito alle autorità italiane di mantenere sempre un cauto ottimismo sulla sorte di Vanessa e Greta sta nel fatto che fin da poche settimane dopo il loro sequestro ad agosto nel nord della Siria, i nostri uomini avrebbero trovato il "canale" giusto con cui parlare.

"L’interlocutore - dice una fonte qualificata - è stato sempre lo stesso fin dall’inizio della vicenda". E questo ha permesso ai nostri 007 di "monitorare" costantemente le cooperanti per tutta la durata della trattativa e di avere diverse prove che fossero in vita. "Abbiamo sempre avuto la certezza - aggiunge la fonte - che la trattativa fosse sui binari giusti". Ma nel pantano siriano non era certo facile portarla a compimento: perché non ci si può fidare realmente di nessuno e perché era alto il rischio che i messaggi per i sequestratori venissero distorti da chi aveva altri interessi. Domenica dunque è stata la giornata cruciale. Il giorno prima, infatti, sarebbe arrivato in Italia un nuovo video, dopo quello pubblicato in rete il 31 dicembre: il "segnale positivo" che le autorità italiane aspettavano, l’ultima prova che le due ragazze erano in vita e che si poteva procedere alla serie di iniziative concordate per il rilascio. Se però il video fosse stato pubblicato in rete o fossero uscite notizie in merito, il rischio che la trattativa saltasse era molto alto. Sono state ore di tensione, in Italia e in Siria.

Con calma e molta pazienza i nostri 007 e la diplomazia hanno atteso che la situazione si stemperasse, mantenendo sempre i contatti con gli intermediari, per arrivare finalmente alla conclusione della vicenda. Secondo la tv di Dubai al Aan, per la liberazione delle due italiane sarebbe stato pagato un riscatto di 12 milioni di dollari. Nessuna fonte conferma ufficialmente che ci sia stato uno scambio di questo tipo, anche se più d’uno ammette che una contropartita - non solo in denaro, ma anche in termini di scambio di «favori» - c’è stata.

Quale che sia, gli ultimi tre giorni sono stati quelli decisivi: quando domenica è arrivato il via libera, Vanessa e Greta sono passate di mano in mano fino ad arrivare, oggi pomeriggio, alla frontiera siriana e consegnate a chi le doveva portare in salvo.

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