Così 3 donne hanno spennato l'Isis

Una promessa di matrimonio in cambio del denaro per andare in Siria. Ma non sono mai partite

Così 3 donne hanno spennato l'Isis

Ci vuole un certo fegato per provare a gabbare i reclutatori di uno dei gruppi più temuti nella galassia jihadista mondiale. Ma è esattamente quello che hanno fatto tre donne cecene, convinte di poterci ricavare qualcosa dal tentativo di uomini dell'Isis di convincerle a raggiungerli in Siria, per diventare le ennesime spose del jihad.

Un viaggio verso i millantati fasti dei territori controllati dai jihadisti, simile a quello già compiuto da molte donne, che però le tre donne cecene non hanno mai intrapreso. Si sono fermate un attimo prima, non appena gli uomini che le avevano contattate hanno acconsentito a inviargli i soldi necessari a organizzare il trasferimento.

Le tre ragazze hanno irretito i jihadisti con l'aiuto di una serie di fotografie false, inviate per convincerli che sposarle fosse una buona idea. Salvo poi chiudere i propri account sui social network non appena ricevuto il denaro che i jihadisti avevano promesso loro per compiere il viaggio dalla repubblica russa alla Siria.

Ora le tre donne rischiano di essere accusate di frode ai danni degli uomini dell'Isis. Ma perché vengano incriminate sarebbe necessarie una denuncia da parte loro, che pare decisamente improbabile.

La vicenda delle tre è unica nel suo genere.

Molto diversa da quella di tante altre che hanno scelto di lasciare casa e affetti per una promessa difficilmente realizzabile in una terra sconvolta dalla guerra civile e dalla barbarie jihadista. Molti i casi saliti all'onore della cronaca, da quello di tre studentesse britanniche minorenni finite a Raqqa a quello dell'italiana Maria Giulia Sergio.

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