Coronavirus

Quella pandemia fantasma nascosta dai liberal dem

Con l'aiuto di un politologo abbiamo cercato di mettere in luce come il Covid colpisca anche la maggior parte della popolazione ispanica degli Stati Uniti pur in secondo piano rispetto agli afroamericani

Quella pandemia fantasma nascosta dai liberal dem

Il Covid-19 ha colpito duramente l'America nera, con il virus che negli Stati Uniti ha ucciso gli afroamericani ad un tasso doppio rispetto ai bianchi americani. Ma in realtà tutte le minoranze, ad eccezione degli asiatici americani, hanno visto i risultati peggiori rispetto ai bianchi durante la pandemia di Coronavirus. Un caso particolare, che andremo a vedere, riguarda gli ispanici di cui si è parlato pochissimo.

Quali sono i numeri

In questa triste classifica, gli afroamericani hanno il primato con un tasso di mortalità che, aggiornato al marzo 2021 da Covidtracking, di 178 persone ogni 100mila; al secondo posto ci sono gli indiani americani o nativi dell'Alaska con 172 morti ogni 100mila; in terza posizione troviamo gli ispanici o latini con 154 decessi ogni 100mila. A seguire i nativi hawaiani o altri isolani del Pacifico (144 ogni 100mila), poi i bianchi americani (124 ogni 100mila), altro (97 ogni 100mila) ed, i meno colpiti, sono gli asiatici americani con 95 morti ogni 100mila. Questi dati sono integrati da ricerche ancora più approfondite pubblicate sul Washington Post: prendendo in esame gli uomini sulla sessantina, i neri muoiono del 37% in più rispetto ai bianchi, un'enormità.

Lo strano "caso" degli ispanici

Si parla della gente di colore ma molto meno degli ispanici, cioé messicani e sudamericani che da anni o generazioni vivono in condizioni precarie negli Stati Uniti. Anche per loro il Covid significa essere più a rischio di altri, morti frequenti e mancanza di cure. Già durante la prima ondata si era capito che il virus stesse colpendo in modo sproporzionato non soltanto gli afroamericani ma anche gli ispanici: gli ultimi aggiornamenti di marzo mostrano come sia morta una persona ogni 680 (o 143,7 morti ogni 100mila) di questa etnia, un numero altissimo. Come riporta sempre il Washington Post, i numeri dimostrano come il tasso di mortalità ispanico sia maggiore del 16% rispetto ai bianchi.

Inoltre, un rapporto pubblicato dal New York Times dimostra come, addirittura, i latinos siano stati a lungo in testa anche alla classifica per casi di coronavirus ogni 10.000 persone (73), davanti a neri (62) e bianchi (23). Numeri confermati anche dal Cdc che ha dimostrato come neri e ispanici sono stati danneggiati dal virus a tassi più elevati degli altri. I residenti latinoamericani e afroamericani degli Stati Uniti hanno una probabilità tre volte maggiore di contrarre l'infezione rispetto ai loro vicini bianchi, secondo i nuovi dati, che forniscono caratteristiche dettagliate di 640mila infezioni rilevate in quasi mille contee degli Stati Uniti. E i neri e i latini hanno quasi il doppio delle probabilità di morire a causa del virus rispetto ai bianchi.

Ci si aspettava che gli appartenenti alle minoranze fossero più di frequente ricoverati in ospedale ma non è andata così. "Il vero problema degli Stati Uniti è che non esiste una sanità pubblica, c'è soltanto una sanità privata che, ovviamente, sconta il fatto che ci siano alcune categorie di persone, tendenzialmente quelle più ricche e benestanti, che versano dei contributi per poi accedere alla sanità. Questo, di riflesso, determina il fatto che in situazioni pandemiche ma anche in altre più normali, una grossa fetta della popolazione, in particolare quella nera e quella ispanica, obbliga loro a sostenere spese di cui non riescono a farsi carico", ha dichiarato in esclusiva per ilgiornale.it il Prof. Paolo Natale, politologo del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell'Università di Milano.

"Latino-americani al secondo posto per decessi"

Infatti, come ci spiega il docente, la mortalità tra la popolazione nera ed ispanica è sempre più alta di quella bianca esattamente per questo motivo. "E poi, in situazioni come questa in cui le cure sono essenziali per mantenere in vita delle persone, vedi terapie intensive e tutto il resto che ormai sappiamo, ovviamente la penalizzazione maggiore colpisce coloro i quali non hanno accesso alla sanità e devono ricorrere a risorse proprie per farsi curare oppure rimangono in casa senza cure. La tendenza generale che ho letto anch'io è che la popolazione nera si cura a casa contagiando, di fatto, l'intera famiglia e da qui partono i focolai più importanti a livello familiare". Ma la stessa cosa vale anche per gli ispanici o latino-americani che dir si voglia, i quali hanno sofferto e soffrono la pandemia da Covid-19 e la classifica è lì a dimostrarlo. "Quei numeri sono attendibili - afferma Natale - nella classifica per mortalità in prima posizione ci sono i neri americani, in seconda posizione gli ispanici o latino-americani che dir si voglia, poi gli indigeni, gli abitanti delle isole e quelli meno colpiti sono gli asiatici e l'etnia bianca, quelli in percentualmente meno colpiti". Il problema pandemico si è instaurato su una situazione di mancanza di risorse economiche e sanitarie per le etnie più povere degli Stati Uniti ed era qualcosa che potevamo aspettarci. È ovvio, purtroppo, che ci fosse un maggior rischio di mortalità in queste categorie.

Così i dem hanno dimenticato le altre minoranze

Eppure per quasi tutto il 2020 associazioni vicine ai democratici, giornali, politici, commentatori ed editorialisti hanno denunciato a più riprese il fatto che la minoranza più colpita dalla pandemia da Covid-19 - in particolare durante la prima ondata, gestita dall'amministrazione Trump - fosse quella afroamericana. Una rappresentazione parziale sposata da movimenti come Black Lives Matter, che peraltro ha organizzato manifestazioni nei più svariati momenti, con buona pace del distanziamento sociale e delle restrizioni anti-Covid. E che ha infiammato il dibattito pubblico per tutta l'estate fino alle elezioni presidenziali vinte dal dem Joe Biden. Ora, come abbiamo visto, i dati sono molto più complessi di quanto una lettura parziale potesse dar conto, ma ormai nessuno ne parla più: l'unica minoranza colpita dal Covid nell’immaginario collettivo è rimasta quella afroamericana, mentre le altre sono state praticamente cancellate dal dibattito pubblico. Una tesi, quella della pandemia da coronavirus che colpisce di più gli afroamericani e alimenta il “razzismo sistemico”, portata avanti e sfruttata abilmente dai democratici in chiave elettorale, probabilmente perché altre minoranze presenti negli Usa - come i latinos in Florida e Texasm - sono di base più conservatrici e, non a caso, hanno votato alle ultime elezioni presidenziali per Donald Trump più di quanto non abbiano fatto nel 2016, e quindi meno suscettibili alla propaganda avanzata dai liberal sulle conseguenze della pandemia.

"Trump? Colpe limitate"

Come riportato da Focus, tra l'altro, l'analisi delle cartelle mediche di 11.547 pazienti eseguite dal Langone Health system dell'Università di New York tra marzo e aprile 2020 ha rivelato che ispanici e afroamericani sono più spesso contagiati dal Covid ma, per i motivi sanitari prima spiegati, non venivano e non vengono ricoverati in ospedale più di tanto. "Le colpe sono state attribuite a Trump per la sua negligenza nel fronteggiare immediatamente la pandemia e nel cercare di dire che in realtà non fosse così grave: le colpe le ha ma il problema si instaura in una situazione che, di base, è già parecchio precaria per la popolazione più debole dal punto di vista socio-sanitario con lavori precari e con assistenza sanitaria molto più debole e meno diffusa", ci ha spiegato il politologo. La pandemia non ha fatto che accentuare le diseguaglianze presenti nella società americana. Quando ci fu "l'Obama Care" è accaduto qualcosa che per noi è abbastanza stravagante perché negli Stati Uniti, paradossalmente, la maggioranza della popolazione era contraria in quanto, avendo tradizioni più puritane, affermava che se qualcuno non aveva il lavoro era giusto che non avesse la sanità pubblica che spetta soltanto a coloro i quali sono produttivi. "Erano, quindi, contrari ad una misura che per noi sarebbe stata giudicata come propaganda elettorale - ci dice Natale - Questa idea deriva anche un po' dalla tradizione religiosa come in Germania per i calvinisti: se tu sei bravo, allora sei amato anche da Dio, trovi lavoro e trovi la copertura assicurativa; al contrario non ottieni lavoro e le altre cose. È come se prevalessero le capacità individuali rispetto al bene collettivo".

La disparità degli Stati Uniti

Trump non ha una colpa specifica ma, come fece Johnson in Inghilterra, ha sottovalutato un po' il fenomeno Covid e non è riuscito a correre ai ripari immediatamente, è stata soltanto una colpa iniziale. "Dopodiché, l'inadeguatezza del sistema sanitario si è espansa in maniera differente a seconda delle popolazioni e delle razze perché avevano una situazione di base parecchio differente". Le ragioni di questo diverso impatto sono, quindi, puramente socio-economiche e legate alla maggiore esposizione al virus dei cittadini appartenenti a minoranze etniche: disuguaglianze strutturali che avrebbero potuto essere colmate con interventi politici ma che invece si sono fatte più profonde prima della pandemia, causando un numero abnorme di morti che si sarebbero potute evitare. Anche adesso che la vaccinazione procede spedita, tra ispanici e afroamericani esiste un aumentato rischio di contagio dovuto alla difficoltà di mantenere le distanze in case, mezzi pubblici e luoghi di lavoro sovraffollati.

E si continua a morire, silenziosamente, senza che venga fatta veramente qualcosa.

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