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"Crimini contro migranti". Pure L'Aja bacchetta Italia e Ue

La Corte penale internazionale: "Abbiamo raccolto informazioni credibili e prove su gravi reati presumibilmente commessi in strutture di detenzione ufficiali e non ufficiali in Libia”. E punta il dito anche contro Roma e Bruxelles

"Crimini contro migranti". Pure L'Aja bacchetta Italia e Ue

La Libia non sta prendendo seri provvedimenti nei confronti dei trafficanti di esseri umani, ed i paesi dell'Ue, fra i quali anche l'Italia, non stanno facendo abbastanza per porre fine alle tragedie ed ai crimini perpetrati nei confronti dei migranti: questa la durissima accusa della Corte penale internazionale dell’Aja, che nel suo ultimo report analizza l'attuale situazione libica. È di solo due giorni fa la notizia di un'altro naufragio avvenuto nel Mediterraneo, al largo di Sfax, Tunisia. Gli stranieri, provenienti dal Bangladesh, erano partiti da Zwara (Libia), e stavano cercando di raggiungere le nostre coste. Una situazione, quella dei migranti, inaccettabile per la procura internazionale dell’Aja, che parla di crimini ancora in corso e di mancati aiuti.

Le parole di Fatou Bensouda

Rivolgendosi alle autorità del Consiglio di sicurezza dell'Onu, la procuratrice ha dichiarato di sperare in un miglioramento della situazione libica ed ha sollecitato tutte le parti coinvolte a proseguire gli sforzi per portare pace e prosperità nel paese. Dal punto di vista dei diritti umani c'è ancora molto da fare, ha però bacchettato Bensouda, ed è proprio per questo che il suo ufficio sta duramente lavorando affinché chi si è macchiato di qualche crimine venga inchiodato alle proprie responsabilità.

Bensouda ha poi spiegato di stare continuando a ricevere informazioni circa "crimini in corso, che vanno dalle sparizioni e dalla detenzione arbitraria all'omicidio, alla tortura e alla violenza sessuale e sessuale e di genere”, grazie all'attività di monitoraggio della situazione libica. "Abbiamo raccolto informazioni credibili e prove su gravi reati presumibilmente commessi in strutture di detenzione ufficiali e non ufficiali in Libia”, ha aggiunto la procuratrice. “In particolare, l'ufficio ha ricevuto informazioni sulla prigione di Mitiga. Questi crimini, che includono torture su larga scala, violenza sessuale, trattamento inumano e detenzione arbitraria sono stati riportati per anni ma purtroppo, fino ad oggi, i colpevoli non sono stati ritenuti responsabili”. Fino ad oggi la procura di Tripoli ha infatti provveduto ad arrestare solo Abd al-Rahman al-Milad, noto trafficante conosciuto anche come al-Bija. Recentemente, tuttavia, il criminale è tornato libertà, ottenendo anche la promozione al grado di maggiore.

La Bensouda ha quindi esortato il governo dell'unità nazionale a prendere provvedimenti urgenti, così da porre fine ai crimini commessi nei centri di detenzione ed indagare su quanto viene commesso al loro interno.

Necessario, secondo la procuratrice, prendere provvedimenti anche circa quanto sta accadendo nel Mediterraneo, dove continuano a registrarsi naufragi. “I recenti report su un altro naufragio nell’ultima settimana di aprile 2021 che ha portato alla morte di oltre 100 migranti, così come i report sul continuo abuso e sfruttamento dei migranti, sottolineano l’urgente necessità per le autorità nazionali, i Paesi partner e le agenzie di intensificare i loro sforzi per prevenire ulteriori tragedie e crimini”, ha spiegato.

Indagini sull'omissione di soccorso

Fatou Bensouda ha poi riferito che attualmente la procura internazionale dell’Aja sta indagando sul naufragio di 130 migranti. Un episodio che aveva visto coinvolte Libia, Italia e Malta. Malgrado la posizione degli stranieri fosse stata resa nota anche da Frontex, molte persone erano annegate, da qui l'inchiesta per omissione di soccorso.

Secondo la procuratrice, che richiama tutti alle proprie responsabilità, la situazione libica è tuttora molto grave. La missione Onu a Tripoli ha infatti riferito di oltre"8.850 persone detenute arbitrariamente in 28 carceri ufficiali in Libia sotto la custodia della polizia giudiziaria, con una percentuale stimata tra il 60 e il 70% in custodia cautelare", ha affermato, come riportato da Avvenire. "Altre 10.

000 persone sono detenute in altre strutture di detenzione gestite da milizie e gruppi armati, tra cui circa 480 donne e anche bambini", ha concluso.

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