Crisi in Spagna, Rajoy non si dimette

Il governo spagnolo di Mariano Rajoy è in grave difficoltà dopo la sentenza del caso Gurtel, ma Rajoy non intende lasciare l’esecutivo

Crisi in Spagna, Rajoy non si dimette

Mariano Rajoy non ha alcuna intenzione di rassegnare le dimissioni dalla carica di attuale primo ministro del governo spagnolo. A due giorni dall’annunciata mozione di sfiducia, che sarà presentata dall’opposizione socialista questo venerdì, in seguito alla sentenza del caso Gurtel, Rajoy ha assicurato che manterrà salda la guida del paese fino alla fine della legislatura nel 2020.

"Ho ricevuto un mandato dai cittadini spagnoli e dalla Camera" – ha dichiarato il premier spagnolo - "La Spagna ha bisogno di stabilità e certezza […] Ci sono quelli che vogliono essere il presidente del governo in qualsiasi modo, purché non debbano passare attraverso i sondaggi, perché quando lo fanno raccolgono per il loro partito i peggiori risultati della storia. Ecco perché utilizzano scorciatoie e questi tipi di stratagemmi".

Nonostante le affermazioni rassicuranti di Rajoy, il Partito Popolare (Pp), di cui lo stesso primo ministro è il leader, ne esce indebolito a causa del maxi processo per corruzione per aver ricevuto illegalmente dei fondi. Ed è proprio questa la spada di Damocle che pende sulla testa del governo di Rajoy e che il Partito Socialista (Psoe), il primo partito di opposizione in Spagna, ha immediatamente utilizzato per defenestrare l’attuale esecutivo attraverso la presentazione di una mozione di censura alla Camera dei Deputati.

"La sentenza non condanna il governo spagnolo, la sentenza non condanna il Pp", ha dichiarato Rajoy sottolineando che il suo partito è stato condannato civilmente come beneficiario di questi fondi illeciti e non penalmente. Rajoy inveisce contro i socialisti del Psoe accusandoli di voler ricattare il governo, e li paragona al più grande inquisitore dell’Inquisizione spagnola, Torquemada.

Per rovesciare Rajoy, il Psoe sarà costretto ad esporsi in prima persona scegliendo tra due diverse alternative: allearsi con i

radicali di sinistra di Podemos, i separatisti catalani e i nazionalisti baschi, o cercare l’appoggio del partito liberale Ciudadanos per indire nuove elezioni.

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