Guerra in Ucraina

Droni, radar e ricognitori: così vengono stanate le forze russe

Grazie a questi sofisticati strumenti spesso si riescono a prevedere le strategie di guerra dei nemici entrando nella loro rete di comunicazione criptata

Droni, radar e ricognitori: così vengono stanate le forze russe

L'Occidente controlla tutti (o quasi) i movimenti delle forze armate russe. È in questo modo che riesce ad assicurare un vantaggio considerevole all’Ucraina in un conflitto estenuante che dura ormai da quasi tre mesi. Si tratta di un sistema sofisticato quello adottato, già da prima della guerra, dai Paesi europei: funziona grazie a radar, ricognitori e droni di ultima generazione. Questi strumenti consentono di prevedere le strategie belliche dei soldati di Vladimir Putin, in alcuni casi riuscendo anche a entrare nella stretta maglia delle comunicazioni militari. Una tecnologia avanzata che è diventata l’arma più importante nelle mani del popolo ucraino.

I russi provano a reagire, utilizzando il jamming, ossia l’azione di disturbo volontario delle comunicazioni radio (wireless) facendo in modo che venga diminuito il rapporto segnale/rumore, solitamente trasmettendo sulla stessa frequenza e con la stessa modulazione del segnale che si vuole disturbare, ma la “rete” informatica occidentale spesso buca i messaggi criptati. Le apparecchiature utilizzate sono tante, a partire dai droni, fino ad arrivate ai ricognitori elettronici e ai tradizionali radar che permettono di individuare un mezzo aereo nemico a 400 chilometri di distanza.

“In questo modo – ha dichiarato al Corriere della Sera l’ex capo di Stato maggiore della Difesa italiana, Vincenzo Camporini – si ascoltano le telefonate e si localizzano, così come si captano le comunicazioni radio e si individuano le unità”. A dare ulteriore forza al sistema elettronico occidentale ci pensano i satelliti che integrano l’attività dei droni e dei ricognitori. L’unica pecca di questo sistema è la tempistica che non è veloce.

Solitamente trascorrono mediamente dai trenta ai sessanta minuti prima che l’informazione riservata giunga a destinazione e, quindi, non sempre si può intervenire per scongiurare attacchi o per portare avanti un’azione contro l’avversario.

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