Quel corto circuito "a distanza". Così gli hacker sabotano Mosca

Secondo ipotesi sempre più concrete, dietro ai roghi e incendi divampati in alcune strategiche strutture della Russia ci sarebbe la mano di cyber criminali che vogliono sabotare Mosca e protestare contro la guerra

Quel corto circuito "a distanza". Così gli hacker sabotano Mosca

Chi c'è dietro i roghi e gli incendi che nel giro di poche ore hanno colpito alcuni obiettivi strategici legati agli ambienti della Difesa militare russa? È molto difficile pensare che si possa trattare di "semplici coincidenze": dietro a tutto questo ci sarebbe l'opera di sabotatori o cyber criminali che hanno compiuto cortocircuiti ad hoc per mandare in tilt milioni di documenti che, ovviamente, non sono stati "bruciati" ma conservati per ricattare agenzie governative, multinazionali di petrolio e gas oltre alle maggiori istituzioni finanziarie della Russia.

Chi sono i pirati informatici

Tra l'altro, due diversi incidenti hanno provocato la morte almeno di sei persone: alla periferia di Mosca è andato a fuoco l'impianto chimico di Dmitrievsky, leader nella produzione di solventi mentre a Tver, a Nord-Ovest della capitale, è andato a fuoco l'Istituto centrale di ricerca per la difesa aerospaziale della Federazione russa. È a Tver, dove le fiamme sono state domate, che si concentrano le vittime: 11 morti e 27 feriti come abbiamo visto su InsideOver. Secondo l'agenzia Interfax, però, il bilancio potrebbe aggravarsi perchè all'appello mancano ancora dieci persone. I responsabili, come detto, potrebbero essere cyber criminali con "nomi e cognomi": si chiamano "Distributed Denial of Secrets". A volte indicato come successore di WikiLeaks, sono noti soprattutto per la pubblicazione nel giugno 2020 di un'ampia raccolta di documenti interni di polizia conosciuti come "BlueLeaks". Il gruppo ha anche pubblicato dati su oligarchi russi, gruppi fascisti, società di comodo, paradisi fiscalie servizi bancari alle Cayman e numerose altre attività illecite.

La protesta contro la guerra

Dal 24 febbraio scorso, data di inizio dell'invasione russa in Ucraina, roghi e incendi hanno colpito almeno cinque uffici di arruolamento militare russi come ha fatto sapere Moscow Time, quotidiano indipendente russo. L'ultimo incidente è avvenuto lunedì nella remota regione della Mordovia: alcune molotov hanno distrutto numerosi computer e un database di coscritti nell'insediamento di Zubova Polyana. La campagna di reclutamento nei distretti è stata messa in pausa", hanno scritto i media locali. A marzo, alcuni residenti avevano danneggiato gli uffici di arruolamento militare nelle regioni di Voronezh, Sverdlovsk e Ivanovo sempre con molotov. I giovani, successivamente detenuti a Sverdlovsk e Ivanovo, hanno affermato di aver cercato di interrompere la campagna di reclutamento per protestare contro la guerra russa in Ucraina.

I sabotaggi

Pochi giorni dopo l'ingresso dell'esercito di Putin in Ucraina, un giovane di 21 anni ha appiccato il fuoco all'interno dell'ufficio di arruolamento della città di Lukhovitsy, nella regione di Mosca, affermando di voler distruggere gli archivi per impedire la mobilitazione. Coloro che sono stati arrestati dovranno affrontare accuse penali che vanno dal danno alla proprietà al tentato omicidio e al terrorismo.

Come ricorda Il Messaggero, gli incendi divampati nell'Istituto Centrale di Ricerca del Ministero della Difesa a Tver, nella più grande compagnia di prodotti chimici e infine a Korolyov, alle porte di Mosca, polo che ospita anche il Centro scientifico per lo sviluppo di razzi e veicoli spaziali, sono opera di sabotatori di una guerra anche "ibrida" mandata avanti dall'intelligence.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica