Nel Mediterraneo si accende un altro focolaio di emergenza. A Lesbo sono accampate in condizioni igieniche sempre più precarie 17.000 persone e per due giorni la polizia è intervenuta con i manganelli per sedare proteste nella zona del porto. "Chiediamo un’evacuazione dei rifugiati - ha detto la rappresentante dell'agenzia per i rifugiati dell’Onu sull’isola, Alessandra Morelli - per alleggerire la pressione".
Nel porto di Mitilene c’è solo un piccolo ufficio dove possono essere rilasciati permessi di viaggio per salire sui traghetti e lasciare l’isola. E gli impiegati sono solo due. Da due settimane moltissime persone sono costrette a dormire per terra, sul cemento, senza neppure un pezzo di cartone per proteggersi. I più "fortunati" stanno sulla spiaggia o sotto gli alberi di una pineta. Ma le tende sono pochissime e la maggior parte non ha nulla per ripararsi. Cani randagi si aggirano tra di loro cercando qualcosa da mangiare, bambini scalzi a piedi nudi si muovono spaventati in mezzo a pozze di urina, non ci sono servizi igienici e c’è spazzatura ovunque: pannolini sporchi, bottiglie di plastica, pacchetti di cibo e bucce di banana. Per lavarsi un po' c’è solo l’acqua presa nella zona del porto da due fontanelle rotte.
Ieri sono scoppiati tafferugli tra la polizia e alcune centinaia di immigrati, esasperati per le snervanti procedure di identificazione e registrazione. Oggi si sono registrati nuovi scontri.
La polizia è stata costretta a ricorrere all'uso dei manganelli per respingere circa 500 immigrati che cercavano di salire su un traghetto in procinto di salpare per il porto del Pireo. I rivoltosi, alcuni dei quali sono rimasti feriti negli scontri, non avevano la documentazione per lasciare Lesbo a bordo della nave sulla quale erano già salite oltre 1.700 persone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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