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"I diritti Lgbt? Sono una degenerazione"

Il presidente turco ha annunciato anche emendamenti per la tutela del diritto delle donne di indossare il velo islamico

"I diritti Lgbt? Sono una degenerazione"

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è scagliato contro la possibilità di un riconoscimento dei diritti Lgbt nel suo Paese. Lo ha fatto in una dichiarazione, riportata dall'agenzia Anadolu, resa di ritorno da Praga, lì dove ha partecipato al vertice europeo allargato tenuto nella giornata di giovedì.

Le dichiarazioni di Erdogan

Rispondendo a una specifica domanda sul caso, Erdogan ha tagliato corto. “I diritti Lgbt – ha detto – sono una degenerazione”. Da qui la sua intenzione, annunciata nel corso della conversazione con i giornalisti, di porre precisi emendamenti nella costituzione turca.

“Di recente – ha spiegato il presidente turco – hanno introdotto diritti Lgbt nella società, cercando di degenerare la nostra struttura familiare. Quindi, faremo quello che serve, proponendo emendamenti alla Costituzione per proteggere il diritto della donna a portare il velo islamico in pubblico”.

In poche parole, per Erdogan la sfida della Turchia è quella di non prendere come esempio quanto avvenuto negli ultimi anni nel resto del mondo occidentale. Ma, al contrario, difendere il modello di famiglia tradizionale. Per farlo, il presidente turco si è spinto anche su un tema piuttosto delicato e dibattuto nel Paese anatolico. Quello cioè del diritto della donna a portare il velo.

Una battaglia quest'ultima portata avanti da Erdogan e dal suo partito, il conservatore Akp, da quasi 20 anni. Nel 2005 infatti ha fatto scalpore il caso di una ragazza, Sara Akgul, espulsa dall'università in quanto si è più volte rifiutata di togliere il velo durante le lezioni, contrapponendosi quindi al divieto imposto dalle leggi di allora.

Da quel momento l'Akp si è impegnato nel garantire a tutte le donne la possibilità di indossare il velo. Dal 2008 questa possibilità è stata concessa proprio nelle università, con la ragazza protagonista del caso del 2005 che è potuta tornare a frequentare le lezioni. Negli anni successivi il divieto di indossare il velo è stato tolto negli uffici pubblici.

In Turchia è già tempo di campagna elettorale

La dichiarazione di Erdogan è da interpretare come un tentativo di rassicurare l'elettorato conservatore. Il prossimo anno infatti la Turchia è chiamata al voto e il presidente turco ha bisogno dell'unità dell'area elettorale a lui tradizionalmente più vicina.

Con la caduta dell'Akp nelle città più importanti del Paese, con i sindaci di Ankara, Istanbul e Smirne espressione dei partiti dell'opposizione, Erdogan teme non poche sorprese in vista del 2023. Il dibattito sui diritti civili è tra i più sentiti in Turchia. Da un lato ci sono i difensori della laicità della repubblica, per come concepita nel 1923 da Ataturk. Dall'altro per l'appunto ci sono islamisti e conservatori.

I primi premono per la difesa dell'impianto laico della politica, pressando per un allargamento delle tutele familiari anche alle coppie omosessuali. Erdogan dal canto suo vuole inserire in costituzione la difesa della famiglia tradizionale, chiamando un causa anche la sentita questione del velo islamico.

La sfida tra le due anime della società turca è quindi appena partita.

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