Nell’ultimo periodo è stata la diplomazia russo-iraniana a dettare l’agenda diplomatica del dossier siriano. Mosca e Washington sono così riuscite a trovare un accordo sulla scia degli incontri di Vienna alla riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni che si è tenuta nel mese di dicembre a New York. La risoluzione 2254 approvata all’unanimità dai partecipanti ha avuto il compito di intavolare i negoziati di pace di Ginevra previsti per fine gennaio. Il testo prevede di fatto l’attuazione del cessate il fuoco, l’individuazione dei gruppi terroristici, la convocazione “urgente” di negoziati fra governo legittimo e rappresentanti dell’opposizione e stabilisce che entro sei mesi le parti debbano stabilire un esecutivo di transizione e avranno 18 mesi di tempo per svolgere delle elezioni. Il nome di Bashar Al Assad, stretto alleato del Cremlino e degli Ayatollah nonché nemico dei Saud e della Casa Bianca, non è stato menzionato in nessun momento, e questo pone Iran e Russia in vantaggio rispetto ai suoi indiretti avversari.
L’esecuzione a Riad del religioso al Nimr - giunta alcuni giorni dopo l’eliminazione di Zahran Alloush, uomo dei sauditi in Siria - mirava a colpire anche questo status quo diplomatico. Ma il tentativo di sabotaggio del tavolo di Ginevra potrebbe fallire. Dopo una visita a Riad, l’inviato speciale delle Nazioni Unite Staffan de Mistura, ha incontrato oggi nella capitale il ministro degli Esteri nonché vice premier Walid al Moallem con l’obiettivo di portare ai negoziati di pace, in programma per il 25 gennaio nella città svizzera, i due giganti del Medio Oriente insieme a governo e opposizione. Muallim, ha affermato che “Damasco è pronta a partecipare agli incontri secondo il calendario stabilito” insistendo tuttavia “sulla richiesta di poter avere i nomi dei rappresentanti delle opposizioni siriane che saranno presenti ai colloqui” e sulla “necessità di costringere i Paesi che sostengono il terrorismo a smettere di farlo”.
A riferirlo è stata l’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana che ha sottolineata come “l’altra parte (in allusione all’opposizione, ndr) potrebbe non essere pronta ad un accordo considerate le pressioni esterne, soprattutto di Arabia Saudita e Turchia”. Vari leader dei “ribelli democratici” avrebbero infatti segnalato all’inviato delle Nazioni Unite che il governo dovrebbe prendere alcune misure prima del negoziato, a cominciare dallo stop ai bombardamenti, l’abbandono dell’assedio alle aree controllate dai ribelli, la liberazione dei detenuti. Inoltre dopo l’assalto all’ambasciata saudita in Iran hanno chiesto più volte alle nazioni anti-Assad di rompere i rapporti con i Paesi sciiti che sotengono il governo legittimo di Damasco.
Ma dalla Siria è previsto che De Mistura si sposti nel pomeriggio a Beirut e domani a Teheran. Con molte probabilità il tavolo diplomatico di Ginevra si farà e a dettare i negoziati saranno ancora una volta russi e iraniani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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