Dopo la battaglia legale, arriva la resa. Google fa pace con il fisco italiano, la Guardia di Finanza e la Procura di Milano. Una pace da circa 320 milioni di euro di tasse su 800 che riconosce come imponibile prodotto in Italia in 5 anni. Perché al gigante del web non sarebbero mancati né arsenali giuridici per provare una resistenza a oltranza, né l’opportunità di aspettare a maggio l’atteso decreto legislativo fiscale che sottrarrà alla rilevanza penale proprio l’"abuso del diritto", cioè le operazioni che, pur nel rispetto formale delle norme, realizzano essenzialmente vantaggi fiscali indebiti. Google fa pace con il fisco italiano, la Guardia di Finanza e la Procura di Milano. Una pace da circa 320 milioni di euro di tasse su 800 che riconosce come imponibile prodotto in Italia in 5 anni.
Come molti altri web-company, infatti, anche Google produce in Italia molti utili sui quali però paga le tasse non in Italia (appena 1,8 milioni nel 2013 ad esempio) ma in Paesi che presentano o addirittura programmaticamente offrono condizioni di fiscalità privilegiata. Sulla sua strada il Golia informatico ha però trovato una verifica fiscale del Nucleo di Polizia Tributaria della GdF di Milano, e il fascicolo di indagine del pm Isidoro Palma. Così il colosso del web ha preferito aprire il portafoglio e pagare.
Un portavoce di Google citato senza riferimenti dall’agenzia Ansa ha specificato: "La notizia non è vera, non c’è l’accordo di cui si è scritto. Continuiamo a cooperare con le autorità fiscali".
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