Scene di guerra in Israele e nella Striscia di Gaza. Dopo i missili lanciati ieri dai territori palestinesi e dopo il raid di risposta da parte dello Stato ebraico, nella notte sono piovuti altri 180 missili in territorio israeliano, cui hanno risposto i caccia bombardando 200 obiettivi nella Striscia. In tutto sono stati 430 i missili partiti dai territori palestinesi verso Israele. Da ieri è iniziata anche la conta dei morti. Sono sette le vittime da parte palestinese, fra cui una bimba di 14 mesi e la madre di 37 anni. il portavoce dell'esercito israeliano, Ronen Manelis, ha però smentito su Twitter quanto denunicato dal fronte palestinese: "La morte della madre e della figlia, che a Gaza dicono sia dovuta a un attacco israeliano, è stata causata dall'uso di armi da parte di Hamas".
E si conta anche la prima vittima di parte israeliana: un cittadino di Ashkelon di 58 anni ucciso da un razzo che ha colpito la sua abitazione verso le 2:30 di notte, mentre ieri, una donna è rimasta gravemente ferita.
Intanto, il governo israeliano ha chiuso i valichi al confine con Gaza e ha iniziato a martellare i tunnel utilizzati dai miliziani palestinesi, mentre Jihad islamica e Hamas hanno annunciato di voler colpire l'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, i porti di Ashdod e Haifa e soprattutto il sito nucleare di Dimona. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ordinato all'esercito il rafforzamento della presenza di corazzati, artiglieria e fanteria tutti intorno alla Striscia per proseguire gli "attacchi massicci contro i terroristi".
Le reazioni internazionali
L'escalation non sembra destinata a finire presto. E ha alimentato le tensioni politiche in tutto il mondo. L'Unione europea ha chiesto a Hamas e Jihad islamica di interrompere immediatamente il lancio di missili contro Israele. Lanci che, secondo le due formazioni palestinesi sarebbero una "risposta all'aggressione israeliana e alla decisione di colpire intenzionalmente combattenti e manifestanti palestinesi". Gli Stati Uniti hanno ribadito il sostegno totale nei confronti di Israele, ribadendo il "diritto alla autodifesa dopo gli attacchi missilistici". Sulla stessa idea il ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, che in un tweet ha espresso "solidarietà al primo ministro Benjamin Netanyahu e al popolo israeliano".
Ma le reazioni sono state anche di senso opposto, cioè di condanna nei confronti dello Stato ebraico. A guidare le proteste è soprattutto la Turchia. E il motivo è che uno dei raid israeliani ha colpito gli uffici dell'agenzia di stampa Anadolu.
Il portavoce della presidenza turca, Fahrettin Altun, ha scritto un tweet in cui ha affermato: "Condanniamo Israele per aver attaccato un edificio in cui ha sede Anadolu. Chiediamo a tutti i governi che sostengono di difendere la libertà di stampa, compresi gli Stati Uniti, di unirsi a noi nella condanna del governo israeliano".
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