La vicenda di Parigi e l'attentato a Charlie Hebdo lo dimostra: la maggior parte dei cosiddetti "foreing fighters" (i combattenti arrivari dall'estero) su cui fa affidamento l'Isis arrivano in Siria per la jihad passando dalla Turchia. E proprio contro Ankara punta il dito il capo dei servizi interni della Germania, Hans-Georg Maassen.
"È più necessario di quanto lo sia stato finora che la Turchia adotti delle misure" per impedire il passaggio dei miliziani dell'Isis, ha detto parlando all’emittente televisiva Ard, "Fino ad ora almeno 550 giovani sono partiti dalla Germania per la Siria e l’Iraq, e questo in gran parte attraverso la Turchia". Anche il ministro della giustizia Heiko Maas ha fatto pressione sulla Turchia, annunciando fra l’altro di voler presentare entro la fine di gennaio un pacchetto di legislativo per combattere il terrorismo.
Un'accusa condivisa anche dalla Siria, secondo cui anzi la Turchia è "partner diretto" dei terroristi, come dimostra l’ammissione delle autorità turche che Hayat Boumedienne, vedova di uno degli autori degli attacchi terroristici in Francia, è passata dalla Turchia in Siria. Questa dichiarazione, afferma una fonte del ministero degli Esteri siriano, "costituisce una chiara confessione ufficiale che la Turchia è la principale rotta per i terroristi stranieri che si infiltrano in Siria e ritornano nei loro Paesi". "La Siria fa appello alla comunità internazionale perché adotti misure efficaci per mettere fine alla politica distruttiva della Turchia, che è direttamente responsabile del crescere dell’attività terrorista dei Takfiri (letteralmente "infedeli", i fanatici sunniti) nella regione", sostiene il governo siriano.
"La Turchia fa tutto il possibile per contrastare il terrorismo", ha assicurato oggi a Berlino il premier turco Ahmet Davutoglu, in conferenza stampa con Angela Merkel, "Islam e terrorismo non possono stare insieme. Questo terrorismo è più contro l’islam che a favore". Per questo la Turchia "non accetterà" accuse "ingiustificate" sul fronte di un presunto mancato impegno contro il terrorismo, anche visto che la Turchia paga un " 538em;">prezzo alto" per il gran numero di rifugiati che accoglie dalla Siria: emergenza di fronte alla quale in situazioni diverse "si sarebbe ritenuto di dover chiudere i confini", ma i profughi siriani "sono persone cui è stato ucciso il marito o la moglie, e abbiamo deciso di accoglierli".
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