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Ghosn si difende: “Vittima di un complotto Nissan-giudici giapponesi”

L’ex presidente di Renault e Nissan ha spiegato nel corso di una conferenza stampa di essere innocente: “Sono fuggito dall’ingiustizia”

Carlos Ghosn, presidente dell'Alleanza Renault-Nissan
Carlos Ghosn, presidente dell'Alleanza Renault-Nissan

Carlos Ghosn ha dichiarato di essere innocente e che non sarebbe “mai dovuto essere arrestato”. Nel corso della conferenza stampa tenuta a Beirut, in Libano, l’ex presidente di Renault e Nissan aveva tutti i riflettori del mondo puntati addosso.

Non ho capito per cosa sono stato accusato. Sono qui per ripulire il mio nome” ha detto Ghosn cercando di spiegare la situazione dopo la sua rocambolesca fuga dal Giappone. A proposito di Tokyo, l’ex top manager ha attaccato duramente il sistema giudiziario nipponico “il cui obiettivo era soltanto farmi confessare indipendentemente dalla verità”.

Ghosn ha poi attaccato numerosi esponenti di spicco di Nissan, accusandoli di aver cercato di estrometterlo dalla sua carica attraverso false accuse e, addirittura, ricorrendo a un accordo con i magistrati nipponici per orchestrare un “complotto” contro di lui.

Un altro particolare che Ghosn ha deciso di svelare riguarda la scelta di evadere dai domiciliari: “Non sono fuggito dalla giustizia ma dall'ingiustizia e dalla persecuzione dopo 400 giorni di prigionia. I pm giapponesi alimentano un sistema arcaico e manipolativo. Per loro la verità è ininfluente”.

Le condizioni di detenzione, in Giappone, non sarebbero altro che una “farsa”. Peggio: sono in netto contrasto contro i diritti umani e la dignità delle persone. Ghosn ha infatti denunciato di essere stato minacciato dai pubblici ministeri locali “per ottenere una confessione”, di essere stato “ammanettato”, “incatenato” e tenuto in “brutale isolamento”.

Nella prima apparizione in pubblico a Beriut, dove Ghosn si è rifugiato dopo esser scappato dal Giappone, l’ex presidente ha raccontato di aver preso “la decisione più difficile” della sua vita: “Non sono scappato dalla giustizia, sono volato verso la giustizia e via dalla persecuzione politica”.

La vita di Ghosn

Chissà se mentre cercava di difendersi in mondo visione, il tycoon ha avuto modo di ripensare anche alla sua vita. Un’infanzia difficile, tra l’incubo di finire in miseria come suo nonno e la condanna a morte del padre, gli anni di intenso studio, il trasferimento negli Stati Uniti, il ritorno in Europa, l’ingresso in Renault, i successi aziendali, l’apice del potere.

La vita di Carlos Ghosn è perfetta per essere raccontata da una pellicola di Hollywood. Nel frattempo il manager alimenta il proprio mito tra articoli autobiografici scritti in prima persona e un manga a lui ispirato.

Il padre, Georges, fu condannato a morte per l’omicidio del parroco di Achkout, un villaggio non distante da Beirut. Dopo un’amnistia tornò in galera per aver fabbricato banconote false. Carlos cresce quindi senza una figura paterna, si impegna negli studi, impara quattro lingue (arabo, francese, portoghese e inglese) e poi anche una quinta, il giapponese.

Lascia il Libano per l’Europa, bazzica negli Stati Uniti dove incontra la futura moglie, Carole Nahas. Esordisce nel 1978 come amministratore delegato Michelin in Nord America. Nel 1996 entra in Renault e da lì inizia la scalata che lo porterà a diventare amministratore delegato di quello che diventerà il Gruppo Renault-Nissan.

Nel novembre 2018 Ghosn viene accusato proprio da Nissan di aver fornito false informazioni sul proprio reddito e aver falsificato vari documenti. Scatta l’arresto immediato e il manager deve scontare 108 giorni di carcere in Giappone. L’anno successivo subisce un secondo arresto volta per non aver dichiarato compensi per un totale di 80 milioni di dollari. A quel punto l’ex manager finisce in libertà vigilata nella sua casa di Tokyo.

Il resto è storia nota, con la fuga che lo ha portato fino in Libano.

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