Giallo sulle condizioni del Califfo Al Baghdadi

Obama cambia strategia. Il leader dello Stato Islamico coinvolto in attacco condotto dagli Stati Uniti ad Al Qaim, a Nord di Mosul

Abu Bakr Al Baghdadi, in una rara immagine che lo ritrae in moschea a Mosul
Abu Bakr Al Baghdadi, in una rara immagine che lo ritrae in moschea a Mosul

Una fitta nebbia di incertezza avvolge la sorte del Califfo dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi. Secondo alcune fonti arabe sarebbe stato gravemente ferito. Altri invece dicono che sarebbe addirittura morto nei raid aerei compiuti venerdì notte in Iraq dalla Coalizione guidata dagli Stati Uniti. Proprio mentre il presidente americano Barack Obama ha annunciato "l'inizio di una nuova fase offensiva contro l’Isis in Iraq e Siria".

Su Twitter, un account attribuito al portavoce dello Stato islamico ha affermato stasera che al Baghdadi non è morto ma solo ferito. Esperti occidentali di movimenti jihadisti affermano però che l’account descritto come quello di Abu Muhammad Adnani è un falso. Gli Stati Uniti hanno da tempo fissato una taglia di dieci milioni di dollari su al Baghdadi. Ieri dal Comando militare americano avevano affermato di non poter né confermare né smentire la notizia dell'uccisione, riportata in serata da una televisione del gruppo editoriale panarabo-saudita al Arabya. Inizialmente, l’emittente aveva affermato che i bombardamenti contro sedi dell’Isis avevano colpito Qaim, cittadina frontaliera tra Iraq e Siria nella regione occidentale di Anbar. Oggi, rapporti di stampa hanno invece affermato che al Baghdadi e altri capi dell’Isis sono stati presi di mira nei pressi di Mosul, seconda città irachena nel nord del Paese e conquistata dallo Stato islamico lo scorso giugno.

Esattamente due mesi dopo la sorprendente avanzata dell’Isis in Iraq, il presidente Obama aveva ai primi di agosto scorso annunciato l’avvio di raid aerei contro i jihadisti. Alla fine di settembre, i bombardamenti della coalizione si sono allargati anche alla Siria. Oggi Obama ha dato il via a una fase offensiva, diversa dalla prima fase il cui obiettivo era di contenere l’avanzata dell’Isis. Due giorni fa, sempre Obama aveva annunciato l’invio in Iraq di altri 1.500 consiglieri militari, che saranno presto schierati a Baghdad e ad Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan, dove gli Stati Uniti mantengono forti interessi energetici. L’Isis nel giugno scorso si era avvicinato in maniera preoccupante proprio alle linee di difesa curde di Erbil. Obama ha affermato che questi consiglieri non combatteranno sul terreno ma serviranno da sostegno alle forze governative irachene e a quelle curde.

Intanto in Siria la guerra continua. L’aviazione del regime ha bombardato una località a est di Aleppo, controllata dall’Isis uccidendo però 21 civili, secondo quanto riferito dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). Secondo l’Ondus, sette barili-bomba e tre obici hanno colpito al Bab, cittadina a est della metropoli del nord. Attorno ad Aleppo si stringe intanto ogni giorno di più la morsa delle forze lealiste che circondano quasi l’area orientale del centro urbano ancora in mano a vari gruppi di insorti. Nel sud del Paese, miliziani qaedisti locali hanno preso invece il controllo di Nawa, cittadina a ovest del capoluogo Daraa. Nei giorni scorsi, gli stessi qaedisti della Jabhat an Nusra avevano sconfitto ribelli nazionalisti nel nord-ovest, e la Coalizione internazionale aveva bombardato postazioni della Nusra in quell’area. Nessun raid aereo filo-occidentale è stato finora compiuto nel sud-ovest della Siria a ridosso della linea del cessate il fuoco con Israele.

A Kobane, la cittadina curda a ridosso della frontiera turca da metà settembre assediata dall’Isis, sono oltre mille i morti per lo più miliziani, secondo l’Ondus. Da Damasco arrivano voci non confermate e riprese sempre dall’Ondus dell’uccisione in circostanze non chiarite di cinque ingegneri nucleari.

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