Il governo turco ha in questi giorni annunciato che il presidente americano Trump starebbe per “estradare” nel Paese anatolico Fethullah Gülen, il presunto ideatore del fallito golpe anti-Erdoğan del 2016.
In una conferenza stampa tenutasi nel corso di una visita di Stato in Qatar, il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, ha assicurato che la permanenza negli Stati Uniti del fondatore del movimento Hizmet avrebbe ormai “le ore contate”. Il capo della diplomazia turca ha infatti affermato che, durante il recente G20 di Buenos Aires, Donald Trump in persona avrebbe ufficialmente “promesso” a Erdoğan di consegnare Gülen alle autorità anatoliche. Secondo Cavusoglu, il tycoon si sarebbe finalmente convinto della “personalità criminale” del predicatore islamico, residente in Pennsylvania dal 1999, in seguito all’apertura nei mesi scorsi, da parte dell’Fbi, di numerose “indagini per evasione fiscale” a carico di quest’ultimo.
Le dichiarazioni dell’esponente del governo Erdoğan sono state subito riportate e commentate dai media statunitensi. Ad avviso degli organi di informazione, l’estradizione in Turchia di Gülen rientrerebbe in uno “scambio di favori” concordato ultimamente da Washington e Ankara. Le autorità anatoliche, infatti, si sarebbero impegnate, quale contraccambio per la consegna del predicatore, a “sospendere” i procedimenti penali avviati nei confronti del principe saudita Mohammad bin Salman, indiziato di avere commissionato l’assassinio in territorio turco del giornalista Jamal Khashoggi.
Per il momento, la Casa Bianca non ha confermato quanto sostenuto da Cavusoglu. Tuttavia, le associazioni per i diritti umani si sono subito schierate a difesa di Fethullah Gülen esortando Trump a “non cedere alle pressioni di Erdoğan”. Ad esempio, Human Rights Watch, tramite un comunicato, ha accusato Ankara di volere istruire, ai danni del fondatore del movimento Hizmet, un “processo farsa”, destinato a concludersi inevitabilmente con una “condanna a morte” per la presunta pianificazione del fallito colpo di Stato militare del luglio 2016. L’ong ha quindi dichiarato che se il presidente Usa dovesse estradare Gülen in Turchia diventerebbe “complice” di un esecutivo responsabile di “gravi violazioni dei diritti umani”.
Il governo Erdoğan, infatti, negli ultimi due anni, appellandosi all’esigenza di “punire” i responsabili del golpe, avrebbe ordinato l’arresto di “218mila” seguaci del predicatore. Questi ultimi, ad avviso dell’associazione, sarebbero stati condannati per “terrorismo” in seguito a processi “palesemente montati ad arte”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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