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La prima grana per Di Maio: una spia inguaia la Farnesina

L'arresto della presunta spia russa a Napoli dopo una richiesta presentata dagli Stati Uniti all'Italia crea la prima grana diplomatica per il neoministro degli Esteri Luigi Di Maio, dato che lo stesso Vladimir Putin ha espresso profonda irritazione

La prima grana per Di Maio: una spia inguaia la Farnesina

Luigi Di Maio, fresco di ingresso alla Farnesina, potrebbe ben presto avere la sua prima gatta da pelare nel nuovo ruolo di Ministro degli Esteri. Ed è una grana che colpisce Di Maio in uno dei punti sensibili dell'agenda di politica estera del Movimento Cinque Stelle maggioritario nel governo Conte II: la ricerca di un modus vivendi per l'Italia tra Russia e Stati Uniti.

Il caso in questione fa riferimento alla notizia dell'arresto di Aleksander Korshunov, manager della società produttrice di motori, Odk, controllata dalla holding statale russa Rostec, effettuato il 30 agosto all'aeroporto di Napoli Capodichino dopo che dagli Stati Uniti era stata avanzata una richiesta per l'accusa di spionaggio industriale.

Korshunov, 57 anni, si trova rinchiuso nel carcere di Poggioreale in attesa che le autorità italiane decidano se procedere alla convalida del fermo e all'avvio delle pratiche che potrebbero condurlo all'estradizione oltre Atlantico. Responsabile del settore sviluppo e business di Odk, Korshunov, che ha alle spalle anche una formazione diplomatica, è stato accusato da autorità inquirenti dell'Ohio di aver preso contatti informali con esponenti della società Avio Aero, impegnata nella produzione di sistemi integrati per l'industria aerospaziale e di proprietà del gruppo General Electric, al fine di carpire il contenuto di alcuni progetti da essa elaborati. Il quotidiano economico russo Vedomosti riporta che, in particolare, gli Usa contesterebbero a Korshunov il furto di documenti di proprietà intellettuale della General Electric al fine di favorire un programma di industria militare finalizzato a realizzare un turbogetto di quinta generazione.

Vladimir Putin in persona è intervenuto, furibondo, per stigmatizzare i reiterati casi di arresti di personalità ricercate negli Stati Uniti su espressa richiesta alle autorità delle nazioni in cui essi si trovano a vivere, operare o transitare. "Cattiva pratica", secondo quanto detto dal Presidente al Forum di Vladivostok. "Spesso", ha proseguito, "non vediamo basi per tali azioni ostili. Ci sono ragioni per credere che a volte siano collegate con la concorrenza. Probabilmente ci sono alcuni casi di attività criminale ma sarebbe meglio che le nostre forze dell' ordine collaborassero, che siglassero documenti di interstatali, accordi su cosa debba essere fatto. Alcuni di questi documenti esistono, ma in realtà non funzionano".

Per Luigi Di Maio la partita è complicata. Il giovane titolare della Farnesina, infatti, dovrà risolvere una crisi che vede l'Italia accusata da Mosca, partner ritenuto primario da Roma, di un'eccessiva connivenza verso gli Stati Uniti, portando potenzialmente il nostro Paese a una riduzione della capacità negoziale in ambito europeo e atlantico per il superamento delle sanzioni al Paese euroasiatico. Casi del genere, inoltre, creano precedenti e rischiano di scatenare prove di forza, ritorsioni o bracci di ferro controproducenti. L'Italia, se non saprà al più presto fungere da paciere, potrebbe perdere il ruolo di anello di contatto tra Usa e Russia che ne rafforza le capacità diplomatiche. Le posizioni sembrano inconciliabili: la Russia chiede la cancellazione dell'estradizione negli Usa, Washington la pretende, Roma si trova senza sufficienti elementi per valutare. La soluzione della crisi potrebbe diventare un atto eminentemente politico. Il primo del Di Maio ministro degli esteri, a pochi giorni dall'avvio dell'inedita coalizione M5S-PD in cui l'atteggiamento verso Mosca, è notorio, rappresenta uno dei massimi punti di distanza tra i partiti membri.

E non scontentare nessuno tra Washington e Mosca risulta impresa davvero difficile da realizzare.

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