Gli Stati Uniti vogliono una flotta di droni equipaggiati con sistemi laser ad alta energia in grado di intercettare missili balistici intercontinentali della Corea del Nord nella fase di spinta. E’ quanto si legge nella RFI (richiesta di informazioni) della Missile Defense Agency pubblicata sul sito della Federal Business Opportunities. L’obiettivo è una griglia UAV HALE, High-Altitude Long Endurance, in pattugliamento persistente entro la metà del prossimo decennio, con dimostrazione tecnologia fissata per il 2021. Nella RFI si legge che “la capacità di carico utile dell’UAV ad alta quota e lunga durata dovrà essere compatibile per l’implementazione di un laser ad alta energia per la Boost Phase Intercept in servizio dal 2023”.
I droni dovranno operare dal Pacific Missile Range Facility nelle Hawaii alla Edwards Air Force Base, in California.
Nelle specifiche richieste, la Missile Defense Agency chiede un drone in grado di volare a 63 mila piedi, un’autonomia di 36 ore, con velocità di crociera a Mach 0.45 all'altitudine di pattugliamento. La capacità di carico utile minima richiesta è di 2.268 kg fino a 5.670 kg. La potenza disponibile minima per il carico utile è di 140 kW fino ad un massimo di 280 kW. E’ un energia stimata per garantire il funzionamento del laser per trenta minuti. Ogni fascio dura circa cinque secondi: l’intensità dipende da diversi fattori, come le superfici più spesse degli ICBM. In ogni caso, l’energia destinata al laser non dovrà inficiare le caratteristiche operative del drone (cali di tensione o perdita di quota).
Il programma YAL Airborne Laser
Nel 1996 la MDA aveva pensato ad una flotta di Boeing 747-400F altamente modificati ed armati con laser in grado di intercettare i missili balistici intercontinentali subito dopo il lancio, prima cioè che potessero rilasciare contromisure. I test di volo, dal 2005 al 2010, rivelarono che per avere speranze di colpire i missili, il Boeing YAL-1avrebbe dovuto volare 24 ore su 24 a ridosso dei confini nemici. Il laser tipo COIL, chimico ossigeno-iodio, aveva un raggio d’azione limitato ed una gittata inferiore alle aspettative. I 747, infine, avrebbero dovuto volare con una scorta in quanto costantemente indifesi dai missili anti-aerei e dai caccia nemici. Il programma è stato cancellato nel 2011, dopo un decennio di sperimentazioni. Costo complessivo: 5,3 miliardi dollari. Sei anni dopo, il Pentagono ritiene la tecnologia laser abbastanza matura per abbattere i missili balistici nemici.
Boost Phase Intercept
Il ciclo missilistico è diviso in tre fasi: spinta, manovra nello spazio e terminale. Tutti gli asset (Usa, Nato, Russia) concepiti per ridurre la percentuale dei missili in entrata e per garantire la rappresaglia, si basano sul lancio di intercettori. Sistemi come i Patriot, THAAD e AEGIS sono progettati per intercettare i missili balistici intercontinentali nella seconda e terza fase del volo. Il Ground-Based Midcourse Defense ed i missili SM-3 sono progettati per colpire i missili nello spazio. Il Kinetic Kill del Terminal High Altitude Area Defense o THAAD, così come la versione Patriot, PAC-3 del Ballistic Missile Defense, sono ritenuti in grado di distruggere un missile balistico a medio e corto raggio grazie all’energia cinetica da impatto nella sua fase terminale, in prossimità del suo obiettivo.
Nella Boost Phase Intercept, l’intercettazione del missile avviene nella fase iniziale di spinta ed accelerazione, nei secondi in cui l’ICBM è facilmente rilevabile dai sensori infrarossi e non ha ancora attivato le contromisure destinate alle testate in rientro. Il problema con la fase di spinta è che le difese devono reagire molto rapidamente. Ciò significa che il sistema d’arma dovrà essere il più vicino possibile al territorio nemico. Tuttavia, la maggior parte dei missili balistici moderni si basano su lanciatori mobili, rendendo difficile la loro identificazione. Il concetto della strategia di intercettazione ad impulso, è strutturato su droni in pattugliamento persistente equipaggiati con laser ad alta energia che avrebbero anche il vantaggio, rispetto ai sistemi terminali, di garantire la ricaduta dei missili distrutti in Corea del Nord o nel Mare del Giappone, piuttosto che in una città giapponese (se il Giappone fosse l'obiettivo) o una base militare statunitense nella regione. La sua quota di volo, 63 mila piedi, conferirebbe al drone un intervallo molto più lungo per ingaggiare la minaccia.
A differenza del laser COIL installato sul 747, piattaforma prescelta per trasportare le sostanze chimiche e l'elettronica necessaria per generare un fascio ad alta energia da un megawatt, i nuovi laser a stato solido sono molto più piccoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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