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Chi è l'italiano che sta preoccupando Biden

L'amministrazione Biden vuole regolamentare gli emettitori di stablecoin. Nel mirino della Casa Bianca c'è Tether, compagnia guidata dall'ex chirurgo plastico italiano Giancarlo Devasini.

La guerra di Biden all’italiano re delle "stablecoin"

C'è soprattutto Tether, compagnia guidata dall'ex chirurgo plastico italiano Giancarlo Devasini, nel mirino della Casa Bianca e di una regolamentazione che andrà a colpire le "stablecoin", le monete digitali ancorate alle valute tradizionali. Come riportato il 1° ottobre sulle colonne del Wall Street Journal, infatti, l'amministrazione Biden sta studiando modi per imporre una regolamentazione simile a quella bancaria alle società che emettono stablecoin, inclusa la richiesta di registrarsi come banche. Si prevede inoltre che l'amministrazione Biden solleciti il ​​Congresso a prendere in considerazione una nuova legislazione che verrebbe adattata ai modelli di business di tali aziende. Come ricorda l'agenzia Reuters, l'iniziativa dell'amministrazione Biden sulle stablecoin fa parte di un piano più ampio per regolamentare le criptovalute: il presidente Usa, infatti, ha lanciato un gruppo di lavoro formata dai principali regolatori finanziari focalizzato sulle cripto. Le raccomandazioni dell'amministrazione Biden dovrebbero essere incluse nel prossimo rapporto del gruppo di lavoro del presidente sui mercati finanziari che, come spiega il Wall Street Journal, sarà pubblicato alla fine di ottobre.

I 69 miliardi di Tether sul mercato preoccupano Biden

Come riportato nei giorni scorsi da Bloomberg, Tether rappresenta una preoccupazione di non poco conto per Washington: a luglio, il segretario al Tesoro Janet Yellen ha convocato il presidente della Federal Reserve, il capo della Securities and Exchange Commission e altri sei alti funzionari per un incontro al fine di discutere proprio della società guidata da Devasini. Secondo Yellen, Tether è diventato così grande da minacciare di mettere potenzialmente a rischio il sistema finanziario degli Stati Uniti. Il modo esatto in cui è supportato Tether, o se è veramente supportato, è sempre stato un mistero, sottolinea Bloomberg. Per anni un gruppo persistente di critici ha sostenuto che, nonostante le assicurazioni della società, Tether Holdings non abbia abbastanza risorse per mantenere il tasso di cambio 1 a 1, il che significa che la sua moneta è essenzialmente una frode, sottolinea sempre la testata americana. Ma nel mondo delle criptovalute, tutto è possibile. Attualmente ci sono 69 miliardi di Tether in circolazione, dei quali 48 miliardi dei quali emessi quest'anno. Ciò significa che la società presumibilmente detiene 69 miliardi di dollari in denaro reale, un importo che la renderebbe una delle 50 maggiori banche negli Stati Uniti, se fosse una banca statunitense e non una stablecoin, e di fatto una società offshore non regolamentata.

Chi è Giancarlo Devasini

Dopo aver abbandonato il lavoro di chirurgo plastico nel 1992, Devasini entrò nella fascia bassa del business dell'elettronica, fondando una serie di aziende tecnologiche che importavano chip di memoria e decoder TV. Successivamente, avviò un sito di shopping online in Italia. La svolta arriva nel 2012, quando investì in Bitfinex e in Tether. Ben presto divenne il capo de facto dell'azienda. L'avvocato di Tether, Stuart Hoegner, interpellato da Bloomberg, ha spiegato che Van der Velde - uno dei soci - e Devasini preferiscono evitare le luci della ribalta. Ha definito i critici di Tether "jihadisti" intenti alla distruzione dell'azienda. "Manteniamo un quadro di gestione del rischio chiaro, completo e sofisticato per salvaguardare e investire le riserve", ha dichiarato, aggiungendo che nessun cliente ha mai chiesto indietro i soldi. Come sottolinea La Stampa, tuttavia, i federali temono che i soldi di copertura non esistano, o magari siano concentrati in pericolosi prestiti a breve concessi a compagnie cinesi.

Quindi se i possessori fossero presi dal panico, e corressero a cambiare i Tether in dollari, il sistema crollerebbe, dando vita a una nuova possibile crisi finanziaria.

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