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Gulen: "Erdogan avvelenato dal potere. Col golpe non c'entro"

Il leader di Hizmet si smarca: "Se hanno agito in mio nome, mi hanno tradito"

Gulen: "Erdogan avvelenato dal potere. Col golpe non c'entro"

In molti in Turchia, come l'Akp di Recep Tayyip Erdogan, sono convinti delle responsabilità di Fethullah Gulen, sicuri che la mano che si cela dietro il fallito colpo di Stato del 15 luglio sia quella del leader della Cemaat, che da anni vive in Pennsylvania.

A capo di un movimento religioso con grande influenza anche sulla società civile, con una rete di scuole ispirate dal suo pensiero, ha uomini in posti chiave della società turca, dalla magistratura all'esercito, arrivati alle loro cariche anche (o soprattutto) grazie a un'alleanza poi crollata tra i gulenisti e il partito di maggioranza.

Ora che è accusato di essere la mente del tentato golpe, Gulen si difende dal suo esilio americano. Lo ha fatto fino a oggi, rispedendo al mittente ogni illazione e continua a farlo in un'intervista (per iscritto) concessa al Corriere della Sera.

La questione principale che lo riguarda, al momento, è il tentativo della Turchia di farlo estradare e sottoporlo a processo. Una richiesta che al momento non è ufficializzata, ma che già sta creando più di un attrito tra Ankara e Washington, alleate nella Nato ma anche su posizioni differenti su temi specifici.

"Le autorità del governo degli Stati Uniti hanno detto chiaramente che seguiranno le procedure legali nel rispetto della legge e del diritto", dice Gulen, che già in un editoriale pubblicato sul New York Times aveva chiesto all'America di non accettare le condizioni poste da Erdogan.

E se gli si chiede conto di quello che era il suo alleato in politica, il predicatore ha la risposta pronta. Stava dalla parte di Erdogan, è vero, ma "portava avanti riforme democratiche e per l’ingresso nell’Ue". E se a farlo fossero stati altri avrebbe "sostenuto ugualmente" il loro sforzo. "Ma sembra che, dopo essere rimasto al potere troppo a lungo, il presidente Erdogan e il suo partito siano stati affetti dal veleno del potere".

"Hizmet è nato in Turchia ma è abbracciato oggi da tutto il mondo, perché i suoi valori sono i valori condivisi dall’umanità", dice ancora Gulen, parlando del suo movimento come del portatore di un islam moderato e ricordando come anche in Italia conti una presenza e come nel 1998 papa Giovanni Paolo II dialogò con lui, per parlare di religione al servizio della pace.

Sostiene che il futuro migliore per la Turchia sia nell'Unione Europea, perché "resti democratica".

E sulla questione del colpo di Stato ribadisce quello che ha detto finora e lo fa con forza: "Se degli individui che leggono le mie opere o che ascoltano i miei discorsi o simpatizzano con le mie idee sono stati coinvolti nel colpo di stato, allora quello che hanno fatto è un tradimento dei miei valori di base".

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