Sono ancora ben vive le immagini dei disordini avvenuti il primo maggio a Milano. Le auto date alle fiamme, le banche incendiate e poi quella diapositiva icona della giornata: i fumogeni che si dissipano e sulla strada una distesa di martelli, mattoni, felpe e cappucci, tutti i black bloc fuggiti ed intorno soltanto la desolazione.
A distanza di sei mesi dagli incidenti che caratterizzarono l'apertura di Expo, la Polizia ha emesso dieci ordinanze di custodia cautelare. L'analisi di oltre 600 giga di foto e filmati ha portato le forze dell'ordine a eseguire gli arresti e richiedere l'estradizione di cinque attivisti greci.
I militanti ellenici, che ora si trovano nel proprio Paese, hanno però lanciato negli ultimi giorni un appello con una chiosa eloquente: “Blocchiamo con tutte le nostre forze l'estradizione in Italia”, e all'interno del documento invitano l'intero mondo antagonista a far fronte comune perchè non avvenga la consegna alle autorità italiane.
Il comunicato, reperibile nel web, è il seguente, e leggendolo si trovano le versioni degli studenti greci riguardo ai fatti del MayDay e la loro richiesta di aiuto al mondo dell'attivismo:
''Il 1/5/2015, durante un viaggio in Italia, abbiamo partecipato al corteo del 1 maggio a Milano e alla contestazione della Fiera Internazionale Expo 2015, che avrebbe avuto luogo nella città, e che creava un clima economico e sociale asfissiante per gli strati sociali più bassi di Milano.
Il 2/5/2015, il giorno dopo la manifestazione, siamo stati fermati dalla polizia italiana nell’ambito di un’operazione di fermi di massa, solo perché stavamo uscendo da un centro sociale occupato. Dopo essere stati fermati per molte ore e senza la presenza di un interprete, siamo stati rimessi in libertà senza alcuna accusa.
Giovedì 12/11/2015 le autorità greche hanno fatto irruzione nelle nostre case e ci hanno arrestato con un mandato di cattura europeo, rilasciato dalla Procura di Milano, con cui veniva richiesto il nostro arresto e la nostra estradizione in Italia per aver partecipato alla manifestazione. Secondo quanto riportato nel mandato ''siamo stati visti'' partecipare agli scontri.
La solidarietà concreta del movimento è riuscita ad evitare la nostra carcerazione, ma è ancora in pendenza la decisione del Consiglio Giudiziario che dovrà stabilire se autorizzare la nostra estradizione in Italia, dove non dovremo nemmeno scontare un periodo minimo di carcerazione fino allo svolgimento del processo.
Da quando è stato istituito il Mandato di Cattura Europeo, è la prima volta che viene richiesta l’estradizione di cittadini da uno stato membro ad un altro per motivi attinenti alla loro attività politica.
Come studenti che partecipano al movimento studentesco e alle sue lotte, alle assemblee di quartiere, alle rivendicazioni dei lavoratori, rivolgiamo un appello a tutto il movimento antagonista affinché si opponga alla nostra estradizione in Italia, che è un rischio concreto. Quando i movimenti “dal basso” scelgono di unirsi contro le politiche internazionali di austerità, allora gli stati scelgono di collaborare contro di loro per reprimere le lotte, perseguendo l’attività politica. Il risultato è questa situazione inaudita, che oltrepassa i confini nazionali e crea un precedente pericoloso per ogni militante.
BLOCCHIAMO CON TUTTE LE NOSTRE FORZE L’ESTRADIZIONE IN ITALIA!
I cinque studenti ricercati dalle autorità italiane ''.
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