Donald Trump

I buonisti della Ue e dell'Onu ora fanno la morale a Trump

Ondata di indignazione contro Trump. L'Onu sui visti negati ai musulmani: "Illegale e meschino". E l'Ue: "Noi non discriminiamo mai". Ma sono gli stessi che hanno creato l'emergenza terrorismo

I buonisti della Ue e dell'Onu ora fanno la morale a Trump

I padri dell'emergenza terrorismo islamico adesso fanno la morale a Donald Trump. L'Unione europea e l'Onu, che da anni chiudono gli occhi davanti al contagio islamista trasmesso troppo spesso da un'immigrazione incontrollata e sempre più devastante, attaccano il presidente statunitense per aver bandito gli immigrati che arrivano da sette Paesi a maggioranza musulmana. Un bando che non ha nulla a che fare con il fede in Allah, ma che punta a prevenire nuovi attacchi jihadisti sul suolo americano. Eppure, al pari dei movimenti pacifisti e delle organizzazioni vicine a George Soros che sfilano contro il tycoon, Bruxelles e il Palazzo Vetro hanno alzato il muro del moralismo per difendere l'accoglienza degli immigrati.

Le indagini parlano chiaro. Dietro alle principali stragi che hanno colpito l'Occidente c'è il fallimento dell'immigrazione. Eppure i burocrati dell'Ue, che proprio l'anno scorso hanno dovuto fare i conti con le stragi di Bruxelles, Nizza e Berlino (tanto per citare le più spietate e drammatiche), non si tirano indietro dal difendere quello stesso meccanismo che hanno lasciato l'Europa in balia del terrorismo islamico. "L'Unione europea è contro le discriminazioni sulla base della nazionalità, della razza o della religione - tuona il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas - e non solo quando si parla di asilo, ma di tutte le altre nostre politiche". In un articolo pubblicato nel fine settimana dal giornale tedesco Die Welt, lo stesso presidente Jean-Claude Juncker ha contrapposto il nazionalismo alla giustizia sociale, l'isolazionismo alla fraternità. E lo stesso ha fatto oggi l'Onu definendo la politica di Trump "illegale e meschina". "La discriminazione basata sulla nazionalità è proibita dal diritto umanitario", ha incalzato l'Alto commissario per i diritti umani Zeid Ràad Al Husein invitando gli Stati Uniti a mantenere la"lunga tradizione" di protezione di chi fugge dai conflitti.

Trump, però, non arretra. Non si lascia spaventare dagli attacchi di quell'Europa che nel 2016 ha visto cadere centinaia di figli per mano del terrorismo islamico. La decisione di sospendere per 120 giorni l'accesso dei rifugiati nel paese e di proibire per 90 giorni l'ingresso di tutti i cittadini di sette paesi a maggioranza islamica ritenuti a rischio terroristico, sulla base dei rilievi della precedente amministrazione Obama, è tesa proprio a fermare, una volta per tutte, questa persecuzione contro i "crociati" occidentali. Rivolgendosi alla stampa 48 ore dopo la firma del decreto, che ha suscitato la condanna di tanti politici americani e leader europei, Trump ha negato che la sua amministrazione abbia operato una discriminazione sulla base del credo religioso.

"Per essere chiari, questo non è un bando ai musulmani, come falsamente riferito dai media - ha messo in chiaro il presidente - non si tratta di religione, ma di terrorismo e di garantire la sicurezza del Paese".

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