Turchia, i curdi "mollano" il governo

Dimissionari i due ministri del Hdp, unici rappresentanti dell'opposizione

Il leader del partito pro-curdo Hdp, Selahattin Demirtas
Il leader del partito pro-curdo Hdp, Selahattin Demirtas

Sono dimissioni in polemica con le azioni del governo quelle che arrivano da Müslüm Doğan e Ali Haydar Konca, unici due ministri dell'interim turco provenienti dalle fila del Hdp, il partito filo-curdo guidato da Selahattin Demirtas.

I due membri del governo, impegnati fino ad oggi allo Sviluppo e agli Affari europei, hanno annunciato la loro intenzione di abbandonare l'esecutivo e in breve tempo è arrivato il via libera dal premier, Ahmet Davutoğlu, numero uno dell'Akp di Erdoğan.

Lapidario il comunicato del primo ministro, che ringraziandoli per il loro servizio ha ricordato che nell'unirsi al governo hanno solo assolto a "un obbligo costituzionale" e che anche la decisione di fare un passo indietro "è stata una loro scelta".

Doğan e Konca sono stati i primi due ministri di un partito filo-curdo a unirsi a un governo nella storia moderna della Turchia. Sono candidati alle prossime elezioni di novembre nelle fila del Hdp, primi nelle liste di Smirne 2 e di Kocaeli nella sfida per un posto da parlamentare.

Per capire le ragioni del loro addio c'è chi invita a guardare nella direzione degli scontri con gli uomini del Pkk nel sud-est del Paese e in Iraq, nelle montagne di Qandil. Una tesi confermata anche da Cnn Turk, nonché da un portavoce del partito sentito da Middle East Eye, che parla di politiche "autoritarie" e "guerrafondaie".

A luglio la Turchia, che considera il Pkk un'organizzazione terroristica (come Unione Europea e Stati Uniti), ha lanciato una serie di attacchi dopo la rottura del cessate il fuoco. Molti militanti e membri di esercito e forze dell'ordine sono morti da allora, nelle operazioni militari e in una serie di attentati. A settembre le sedi del Hdp in diverse città sono state attaccate da gruppi di manifestanti.

All'inizio di questo mese il presidente Erdoğan ha annunciato l'uccisione di almeno 2.000 militanti del Pkk dalla ripresa delle ostilità. Secondo il Partito dei lavoratori a fine agosto erano 417 i morti tra militari e forze di sicurezza. Una cifra di molto superiore a quella fornita dalle autorità turche, che parlano di 152 morti, tra i quali 29 civili.

Questa mattina il premier

Davutoğlu ha confermato la distruzione di "452 obiettivi" nell'Iraq settentrionale. Ventiquattro soldati sono rimasti feriti solo oggi, in due attacchi distinti sull'autostrada tra Van e Hakkari, nel sud-est della Turchia.

@ACortellari

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