L'attacco di Londra rispecchia le linee guida dell’Isis e di al Qaeda, disponibili sulla rete, per compiere attentati contro l’Occidente. I militanti sembrerebbero essere propensi nel realizzare tali operazioni perché economiche, facili da organizzare e difficili da prevenire.
Abu Mohammad al-Adnani, portavoce dell’Isis ucciso il 30 agosto scorso, nella primavera del 2014 annunciò una direttiva rivolta ai militanti sparsi nel mondo: “Quanti non sono in grado di realizzare un IED, potranno sempre spaccare la testa dei crociati con una pietra, macellarli con un coltello o travolgerli con l’auto”.
Nel numero invernale di Inspire, magazine di al Qaeda, pubblicato il 24 dicembre del 2014, si spiega che l’attentato in se non deve essere visto come la semplice detonazione di un ordigno, ma come uno strumento che possa danneggiare l’economia del nemico. Per la prima volta viene pubblicata la teoria della Neurotmesi: Tagliare i nervi e isolare la testa dal corpo.
“Dobbiamo essere innovativi e creativi nell’inventare nuovi modi per colpire l’economia occidentale e maestri nella scelta degli obiettivi più efficaci”.
Si espone il concetto della falciatrice finale.
“L'idea è quella di utilizzare un camioncino come falciatrice. Non per tagliare l'erba, ma per falciare i nemici di Allah”.
Nel quarto numero della rivista in lingua inglese dello Stato islamico, Rumiyah, si fa riferimento proprio ai veicoli per compiere attentati.
“Utilizzate i camion come armi per colpire gli infedeli. Un camion di medie dimensioni non desterà sospetti, ma infliggerà più danni di un caccia militare. Un veicolo lanciato ad alta velocità durante un evento di richiamo per i non credenti, farà una carneficina”.
“I veicoli sono come i coltelli in quanto estremamente facili da acquisire. Ma a differenza dei coltelli, che se trovati in possesso possono destare sospetti, un veicolo non suscita assolutamente alcun dubbio a causa del loro uso diffuso nel mondo. Pur essendo parte essenziale della vita moderna, pochi comprendono la capacità mortale e distruttiva di un veicolo a motore. Un camion di medie dimensioni sarebbe l’ideale, evitate le piccole vetture ed i SUV. Diversi i bersagli: raduni politici, mercati all'aperto e festival. L’attacco di Nizza, in Francia, ha superbamente dimostrato le capacità mortali di un mezzo lanciato nella folla. Mohamed Salmene Lahouaiej-Bouhlel ha ucciso 86 persone, ferendone altre 434”.
La tattica di falciare le persone, non necessita di una preparazione particolare ed è alla portata di chiunque. E' spesso eseguita da un singolo attore, probabilmente spontaneo. Gli attentati di Berlino e Nizza, si discostano radicalmente da quelle avvenuti a Parigi, Madrid e Londra nel 2005.
Lo Stato islamico ha incoraggiato operazioni come quella di ieri per tutto il 2016 attraverso diversi canali. Al Qaeda ha invocato una nuova ondata di attentati la scorsa settimana.
L’attentato di Londra rientra nella dottrina Shock and Awe: operazioni volte alla paralisi di un paese tramite agguati periodici. L’attentato in se è soltanto il primo stadio rispetto alla paura che episodi del genere instillano nella massa. E la paura, rispetto al dolore che si può trasformare in perenne ricordo, rimane una costante che modifica il modo di vivere.
Alterare il paradigma della minaccia
In Europa esistono diverse procedure per contrastare la minaccia terroristica ad ampio spettro. Tuttavia, si può fortificare all’inverosimile una struttura governativa, ma ci saranno sempre luoghi pubblici vulnerabili. Gli attentati rudimentali, come un mezzo trasformato in ariete e scagliato contro la folla (ben nota in Israele), sono molto apprezzati dai militanti per la loro letalità. Sono state proprio le città ad alterare il paradigma delle minacce ed a richiedere un nuovo approccio dei militanti per colpire gli obiettivi non prioritari. Il terrorismo, per sua natura, ha la capacità si scardinare gli schemi classici, generando insicurezza costante, modificando e plasmando lo status quo che la società conosce.
Gli attacchi contro i civili erano già stati invocati dal terrorista Anwar al Awlaki, ancora oggi una delle figure più carismatiche di al Qaeda, sulla rivista Inspire. Influenzato dalle opere di Sayyid Qutb, ideatore del pensiero jihadista anti-occidentale, Anwar al Awlaki divenne in poco tempo il principale cultore della linea fondamentalista ad oltranza. Scrisse numerosi saggi che possono definirsi come la guida per gli estremisti di matrice islamica, una sorta di bibbia del lupo solitario che si consacra al martirio. Capì la fondamentale importanza di internet come strumento per diffondere la cultura anti-occidentale e reclutare nuove cellule, aprendo un blog, una pagina Facebook, una canale Youtube e divenendo il primo editorialista della rubrica di al Qaeda, Inspire.
I punti oscuri sull'attentato di Londra
Il concetto del lupo solitario nasce come contenitore verbale per racchiudere le minacce jihadiste globali, strutturalmente diverse dalle storiche e grandi organizzazioni terroristiche. Nel corso degli ultimi anni l’Occidente, così come i paesi a maggioranza musulmana, sono stati colpiti da attacchi portati dai cosiddetti lupi solitari, per lo più jihadisti islamici. Per definizione, un terrorista è spinto da obiettivi politici, ma tali motivazioni di solito non rappresentano fattori predittivi per un possibile attentato.
I lupi solitari condividono una simile psicologia, la stessa che li ha estraniati dalla società che hanno iniziato ad odiare: l’ansia da riscatto sociale è componente essenziale dell’individuo che si avvicina ai movimenti radicali jihadisti. I lone wolf dello Stato islamico si discostano da quelli teorizzati quindici anni fa. Molti di loro (così come avvenuto per gli episodi accaduti in Francia ed in Belgio) provengono dal mondo criminale. Proprio la criminalità continua ad intrecciarsi sempre più con l’estremismo: la causa politica o religiosa, diventa soltanto il pretesto per continuare un comportamento illecito. L’evoluzione del lone wolf islamista va quindi ricercata nel branco criminale consacrato alla causa jihadista.
Analizzando gli attentati degli ultimi anni, possiamo identificare due diverse tipologie di lone wolf: il tattico e l’opportunista. Il lupo solitario tattico potrebbe anche essere collegato direttamente ad uno specifico gruppo fondamentalista ed aver ricevuto da quest’ultimo formazione e sostegno logistico. Il lone wolf tattico è il classico combattente straniero che ritorna a casa.
L’opportunista è colui che, probabilmente, non ha mai avuto alcun tipo di rapporto diretto con i terroristi e limitato esclusivamente alla propaganda estremista sui social. Omar Mateen, esecutore della strage di Orlando, rientra in questa seconda categoria. Per le organizzazioni islamiche estremiste, non importa l’attore ma il fine che resta il medesimo: la propaganda. In alcuni episodi, potremmo parlare persino di branco.
Gli attentati avvenuti il 26 novembre del 2008 a Mumbai, sono stato eseguiti proprio da un branco di lupi. Dieci terroristi pakistani, ben armati e addestrati, attaccarono simultaneamente alberghi di lusso, ristoranti, una stazione ferroviaria ed un ostello. I target erano occidentali ed israeliani, anche se le vittime maggiori furono gli indiani innocenti. Gli attacchi di Parigi dimostrarono similitudini alle tattiche riscontrate a Mumbai con l’aggiunta delle cinture esplosive. Non sarebbe errato affermare, quindi, che lo Stato islamico abbia preso il modello di Mumbai e lo abbia contestualizzato per l’Europa. Ad oggi non è ancora possibile creare modelli o metodi ricorrenti per catalogare il lupo solitario. Le loro azioni particolari rientrano in un diverso stile di terrorismo: atti casuali di violenza che possono essere solo in parte ispirati dall’islam radicale.
A differenza di al Qaeda, che ancora oggi propende per operazioni scrupolosamente pianificate, lo Stato Islamico ha fin da subito incoraggiato chiunque nel prendere le armi in suo nome, utilizzando la più complessa ed efficace campagna di reclutamento sui social mai creata da un gruppo terroristico.
L' Idiosincrasia del lupo solitario
È particolarmente difficile distinguere tra gli estremisti solitari che intendono commettere attacchi e quelli che semplicemente esprimono convinzioni radicali. Perché, se è abbastanza vero che la maggior parte dei terroristi sono radicali, è altrettanto corretto affermare che non tutti i radicali sono terroristi. È quindi estremamente difficile individuare i lupi solitari che effettueranno un attacco vero e proprio prima che colpiscano, anche con l’ausilio dei più sofisticati strumenti tecnici di raccolta delle informazioni. Certo, la cronologia delle ricerche sulla rete, ad esempio, potrebbe rivelare una fissazione. Pubblicazioni, condivisioni e foto potrebbero rivelare l’identificazione così come i dati per la geo-localizzazione, ma produrre dei protocolli automatici che possano rilevare sulla rete dei comportamenti anomali, tipici di un lupo solitario, è praticamente impossibile. Un errore comune è quello di considerare il lupo solitario alla stregua delle cellule dormienti. Queste ultime si infiltrano e restano in sospeso fino a quando non ricevono l’ordine di agire.
Presupposti che non rientrano nel modo di agire del lupo solitario, mosso dalla sola ispirazione e connessione ideologica con individui che probabilmente non conoscerà mai. Il terrorista individuale si ispira ad un certo gruppo, anche se non strutturato gerarchicamente all’interno di esso. Il lupo solitario potrebbe essere chiunque perché con le sue azioni violente esemplifica le variazioni in termini di orientamento e modus operandi. Sono attori solitari, le cui intenzioni sono difficili da discernere perché solitamente evitano il contatto con gli altri. Questo rende l’identificazione, il monitoraggio e l’arresto estremamente difficile. Rispetto alle forme convenzionali di terrorismo sponsorizzato, gli operatori solitari hanno un vantaggio fondamentale: non condividono i loro piani con altre persone. I lupi solitari, per definizione, sono idiosincratici: il loro contesto è vario così come lo sfondo politico ed ideologico che li ispira.
Il cigno nero di Londra?
Il lupo solitario potrebbe essere un fanatico religioso, ma anche un anarchico. Un estremista di destra o sinistra, un radicale cattolico o il classico jihadista. E ancora potrebbe essere uno psicopatico o uno sano di mente. Una varietà di sfondi quindi, con un ampio spettro di ideologie e motivazioni. Ecco perché non esiste profilo unico per il lone wolf. Possiamo, invece, distinguere diverse categorie di terroristi solitari in base al loro background ideologico o religioso. Anche se è possibile identificare alcune caratteristiche comuni condivise, il numero degli episodi resta statisticamente basso per catalogare, schematizzare e prevedere l’attentato di un lupo solitario. In alcuni casi, non sarebbe nemmeno corretto parlare di lupo solitario, ma di cigno nero (Nassim Nicholas Taleb): l’individuo che diventa esecutore materiale di una strage e poi inserito, volente o nolente, nella propaganda di un’organizzazione terroristica.
Lo studio dei processi di radicalizzazione potrebbero fornire indizi sulla minaccia solitaria, mentre una tattica in sintonia con il contesto potrebbe suggerire efficaci contromisure per un evento o un luogo catalizzatore. Infine, un primo screening potrebbe e dovrebbe essere compiuto su coloro che riescono ad ottenere equipaggiamento militare, come i fucili automatici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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