Indipendentisti in rivolta: «La Bbc fa propaganda»

La licenza per trasmettere è diventata «licenza per mentire» e il nome Bbc acronimo di una televisione specializzata in «lavaggio del cervello» ( British «Brainwashing» Corporation ). Benvenuti a Glasgow, epicentro della collera degli indipendentisti scozzesi contro le «menzogne», la copertura «parziale», addirittura «la propaganda» della tv di Stato britannica. Migliaia di nazionalisti hanno manifestato domenica davanti alla sede scozzese della Bbc chiedendo di licenziare Nick Robinson, decano del giornalismo politico che sta «coprendo», come si dice in gergo giornalistico, cioè sta raccontando e analizzando la campagna elettorale in vista del referendum sull'indipendenza che fra due giorni deciderà se la Scozia lascerà il Regno Unito dopo 307 anni. La protesta ha spinto la Nation Union of Journalists, il sindacato dei reporter britannici, a intervenire preoccupato per il «crescente clima di intimidazione e bullismo nei confronti dei giornalisti sul campo». «Anche noi abbiamo avuto forti preoccupazioni sulla copertura della Bbc e abbiamo avuto furiose discussioni dietro le quinte, ma non le abbiamo mai rese pubbliche e non vogliamo intimidire i reporter», ha commentato contro gli indipendentisti il leader della campagna per il «no» Blair McDougall.

Eppure, a giudicare dalle uscite degli ultimi giorni in tema di referendum, l'appoggio della stampa britannica alla causa unionista risulta a dir poco sbilanciato: un endorsement praticamente unanime a favore del Regno Unito e contro una Scozia indipendente. Con toni a volte apocalittici che fanno il paio con quelli paternalistici del premier Cameron che ancora ieri ha chiesto di «non fare a pezzi questa famiglia» e di scongiuare un «doloroso divorzio», che sarebbe «per sempre». Il Sunday Times di Murdoch - che nel 2011, dalle pagine del quotidiano fratello, il Times , ha incoronato «uomo dell'anno» il primo ministro scozzese Alex Salmond - ha definito «una tragedia» l'eventualità che la Scozia dica addio a Londra. Ha rincarato la dose l' Economist : «Abbandonare l'Unione sarebbe un errore per la Scozia e una tragedia per il Paese che si lascerebbe alle spalle». In mezzo si è inserito il Financial Times : la secessione sarebbe «inutile e pericolosa». Ma anche i media scozzesi, in testa lo Scotsman , sono uniti per il «no»: «Stiamo meglio insieme», ha scritto il quotidiano fondato a Edimburgo due secoli fa. «Solo 7 su 37 tra i principali quotidiani e settimanali diffusi in Scozia, britannici e non, sono di proprietà scozzese. E solo uno di questi si è pronunciato a favore della secessione», ci spiega Michelle Thomson, a capo di «Business for Scotland», il gruppo che rappresenta 2600 imprese favorevoli al «sì». E la Bbc è in testa ai network televisivi pro-Unione, a dispetto della sua imparzialità. D'altra parte anche la tv di Stato è al centro del braccio di ferro con gli indipendentisti. Da anni il primo ministro scozzese Salmond annuncia la nascita dello Scottish Broadcasting Service , ma promette di tenere le soap opera senza le quali gli scozzesi rischierebbero la sollevazione, da Strictly Come Dancing a EastEnders .

Londra ha però già annunciato che una Scozia indipendente perderebbe qualsiasi diritto a ricevere automaticamente la programmazione della Bbc . E dire che a fare della tv di Stato il colosso che è oggi fu proprio uno scozzese, sir John Reith.

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