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Inviato Onu in Israele si dimette: “non mi fanno entrare nei territori palestinesi”

“Sfortunatamente i miei sforzi per aiutare la popolazione palestinese vittima di violazione da parte delle autorità israeliane sono stati bloccati”. Si legge nel comunicato di Makarin Wibisono che doveva indagare sulla strage di Gaza di luglio del 2014

Inviato Onu in Israele si dimette: “non mi fanno entrare nei territori palestinesi”

I rapporti tra Israele e le Nazioni Unite non sono più quelli degli albori. Makarim Wibisono, relatore speciale dell’Onu per i diritti umani nei territori israelo-palestinesi ha lasciato pochi giorni fa l’incarico in polemica con le autorità di Tel Aviv che avrebbero boicottato il suo lavoro. A riferirlo è anche il quotidiano The times of Israel. Nello specifico Wibisono ha denunciato il fatto che il governo non gli avrebbe concesso il permesso ogni volta che ha fatto richiesta di entrare in Cisgiordania e a Gaza (territori controllati dai palestinesi i quali vorrebbero come capitale Gerusalemme Est, parte cittadina minacciata costantemente dagli insediamenti) per scrivere i suoi rapporti.

L’ultimo episodio in tal senso risalirebbe allo scorso ottobre. “Sfortunatamente - si legge nel comunicato - i miei sforzi per aiutare la popolazione palestinese vittima di violazione da parte delle autorità israeliane sono stati bloccati”, aggiungendo che il governo palestinese ha collaborato pienamente. Wibisono ha ricordato di aver assunto l’incarico nel giugno 2014 e di averlo fatto “con la convinzione che Israele avrebbe agevolato il compito affinché fosse svolto in modo imparziale e obiettivo” riscontrando invece un atteggiamento di totale chiusura da parte delle autorità. La rinuncia all’incarico è già stata presentata ufficialmente al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e diventerà effettiva a partire dal prossimo 31 marzo.

Makarin Wibisono, succeduto all’americano Richard Falk che allo stesso è stato ostacolato, avrebbe dovuto indagare sull’uccisione di circa di 2.500 civili palestinesi, tra cui 1.500 civili (un terzo dei quali bambini), durante la guerra a Gaza di luglio del 2014. Da parte israeliana invece sarebbero morte 73 persone, tra cui 67 soldati. Lo stesso conflitto armato che fece scoppiare in lacrime in diretta tv il funzionario dell’Onu operativo in Palestina Christopher Gunness. “Spero che la persona che mi succederà riuscirà a risolvere l’impasse attuale, e quindi rassicurare il popolo palestinese che, dopo quasi mezzo secolo di occupazione, il mondo non dimentichi la loro situazione”, ha concluso Wibisono nel comunicato.

Da parte sua il governo di Tel Aviv ha sempre rifiutato l'esistenza di questa figura diplomatica accusando il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite - considerato un corpo "completamente politicizzato"- del pregiudizio anti-israeliano.

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