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Iran, gli sciiti vietano i Mondiali "Quel giorno è sacro ad Allah"

L'11 ottobre il match con la Corea del Sud valido per le qualificazioni. L'ayatollah Yazdi: "Meglio non scendere in campo e perdere a tavolino"

Iran, gli sciiti vietano i Mondiali "Quel giorno è sacro ad Allah"

Nel giorno sacro ad Allah non si può giocare a calcio. Nemmeno se la partita può portare la squadra ai mondiati. Così, l'ayatollah Mohammed Yazdi ha vietato alla nazionale di calcio iraniana di scendere in campo contro la Corea del Sud. La partita è in calendario per mercoledì prossimo, a Teheran, ed è valida per le qualificazioni mondiali. Ma l'11 ottobre è anche Tasua, il nono giorno, una delle feste più importanti del sacro mese di Moharran, culminante, il giorno dopo, con l'Ashura la ricorrenza sciita in cui penitenti vestiti di nero si flagellano per ricordare il martirio di Hussei, il nipote del Profeta Maometto, durante l'impari battaglia di Kerbala.

Niente partita di calcio il nono giorno, insomma. A lanciare la fatwa è stato Jamejam diffondendo le critiche dell'ayatollah Yazdi che ha apertamente attaccato il ministro per lo Sport e la Gioventù Mahmoud Goudarzi reo di non aver posticipato l'incontro con la Corea del Sud. Come ricorda anche la Stampa, non è certo la prima volta che il presidente Hassan Rouhani finisce sotto l'attacco della potente guida religiosa per le politiche governative considerate "troppo aperte".

Secondo indiscrezioni trapelate sulla stampa coreana, la federazione di calcio iraniana avrebbe chiesto ai tifosi ospiti di "tifare con compostezza" e "evitare abbigliamenti vistosi". "Alla squadra di Seul - si legge sulla Stampa - sarebbe anche stato domandato di rinunciare alla maglia rossa in favore di una di colore scuro".

Indiscrizioni che, però, a Tegeran nessuno ha confermato.

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