Iraq, i video dopo l'attacco alle forze speciali italiane

IlGiornale.it pubblica in esclusiva le immagini subito dopo l'attacco subito dalle nostre forze speciali. Guarda i video esclusivi

Iraq, i video dopo l'attacco alle forze speciali italiane

Il boato, poi gli uomini delle nostre forze speciali che rimangono a terra. Sono questi i primi momenti subito dopo l'attacco ai nostri militari impegnati in Iraq nella lotta contro le bandiere nere dello Stato islamico. Ma poi cosa succede? Viene subito richiesto l'intervento degli elicotteri Usa, che trasferiscono i nostri feriti in un ospedale Role 3, dove vengono curati. Le ferite, in alcuni casi, sono davvero gravi e i chirurghi della Coalizione sono costretti ad amputare una gamba e un piede a due uomini delle nostre forze speciali. Ad aver riportato i traumi peggiori, se mai si può fare una classifica dell'orrore, sono gli uomini del Nono reggimento Col Moschin. Vengono trasportati in fretta e furia. C'è poco da fare. È una vera e propria corsa contro il tempo per salvare la vita ai nostri soldati.

Ma non solo. Affinché l'operazione si possa svolgere in sicurezza, i soldati curdi cinturano la zona, sprando all'orizzonte. Già, perché perché i nostri soldati più che impegnati in una generica missione di addestramento erano stati impiegati in una vera e propria operazione militare volta a sgominare una cellula dell'Isis. Come spiegato sull'edizione cartacea de ilGiornale di oggi, che ripercorre i dettagli della guerra italiana in Iraq, i nostri militari si sono mossi in piena notte ed è difficile quindi pensare a una semplice operazione di addestramento. Ma non solo. Fonti militari affermano al Giornale.it che, quando le forze speciali escono dalle basi che le ospitano, è solo per colpire dei target precisi. E pericolosi.

In questa parte di Iraq, non lontana da Kirkuk, sono

infatti annidati diverse cellule - tutt'altro che dormienti - legate allo Stato islamico. L'obiettivo degli uomini della Task Force 44, a cui appartengono i cinque millitari italiani feriti ieri, era quello di debellarle.

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