Entro l'estate, la città irachena di Mosul potrebbe essere sottratta alla stretta dello Stato islamico. Washington e Baghdad stanno lavorando congiuntamente a un piano per la liberazione che potrebbe entrare nella fase operativa entro pochi mesi e che è stato confermato dal capo del comando centrale statunitense, generale Lloyd Austin.
Se truppe statunitense prenderanno parte all'operazione non è al momento chiaro. Quello che si sa è che per allora gli Stati Uniti vogliono che siano pronti i soldati iracheni. Per questo continua l'addestramento di unità selezionate. Per mettere in atto il piano sarà anche necessario tagliare le linee di rifornimento ai jihadisti dell'Isis.
Austin preferirebbe che fossero gli iracheni a riprendersi la città e in un articolo pubblicato di recente dal Wall Street Journal ha lodato l'efficacia degli strike aerei, dicendo che dall'inizio dei raid sono stati ripresi 800 chilometri quadrati allo Stato islamico e che 6mila jihadisti sono stati uccisi. Abbastanza da rendere complicato rimpolpare le fila con nuove reclute.
Sono tre i campi dove sta andando avanti l'addestramento delle forze di sicurezza iracheni. Al-Asad, nella provincia di Anbar, Besmaya, a sud di Baghdad e Taji, a nord della capitale. Agli ultimi delle tre basi - più di quattromila - vanno aggiunti circa 300 curdi che si trovano a Erbil, capitale della regione semi-autonoma. È però probabile che questi uomini siano dislocati a difesa della capitale e che sul campo di battaglia vengano invece spedite truppe più addestrate.
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