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Israele, così incastravano gli arabi. "Guarda la bionda! Cosa le faresti?"

Per convincere le autorità a creare corse separate in Cisgiordania, cercavano di strappare commenti piccanti ai lavoratori

Una donna aspetta alla fermata dell'autobus in Israele
Una donna aspetta alla fermata dell'autobus in Israele

La lotta era tutta politica e puntava a convincere l'opinione pubblica, ma prima ancora le autorità israeliane, che non era una buona idea lasciare che israeliani e palestinesi viaggiassero sugli stessi mezzi in Cisgiordania, sostenendo che condividere l'autobus poteva rappresentare un problema per i non arabi.

Così gli attivisti di Ad Kan, un'organizzazione dell'estrema destra israeliana, si erano organizzati per registrare le conversazioni a bordo e in qualche modo "istigare" i palestinesi di ritorno da una giornata di lavoro, sfruttando la presenza di una ragazza bionda e piuttosto avvenente a conoscenza dell'inganno.

L'obiettivo dell'operazione - scrive il quotidiano israeliano Haaretz - era quello di arrivare a una presa di posizione da parte della politica. Un tentativo che era quasi andato a buon fine quando, nel 2014, il ministro della Difesa Moshe Ya'alon aveva annunciato la creazione di autobus speciali per i palestinesi.

Il punto portato avanti da quelli di Ad Kan era che le donne israeliane rischiavano molestie continue nel condividere il viaggio con gli arabi. Per questo a bordo degli autobus registravano le conversazioni, utilizzando delle talpe che chiedevano ai palestinesi cosa pensassero della giovane bionda.

Secondo quanto denuncia il quotidiano israeliano, l'audio in almeno un'occasione sarebbe poi stato manipolato, prima di finire sull'emittente Channel 2, per far dire a un operaio palestinese delle frasi equiparabili a molestie alla ragazza bionda. "La porterei nel retro del bus e la sc...", si sente nella registazione ritoccata.

Se a ottobre 2014 il ministro della Difesa avava annunciato il progetto per separare lavoratori palestinesi e israeliani, un passo indietro era arrivato a maggio dell'anno scorso, con la bocciatura da parte del premier Benjamin Netanyahu.

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