"Sono vivo". Il post del volontario italiano dall'Ucraina

Il ragazzo di 29 anni, partito volontario al fianco dell'esercito di Kiev, ha confermato di stare bene dopo essere stato ferito nella regione di Mariupol

"Sono vivo". Il post del volontario italiano dall'Ucraina

Ivan Luca Vavassori è vivo. È questa la notizia più importante trapelata nella ultime ore, dopo che per l'intera giornata di ieri erano trapelati molti dubbi sulle sorti del giovane italiano partito volontario per l'Ucraina.

In particolare, nelle sue pagine social tra il 24 e il 25 aprile erano spuntati avvisi che non promettevano nulla di buono. “Purtroppo da 24 ore non abbiamo contatti con Ivan – si leggeva su una storia di Instagram – la sua squadra potrebbe essere stata colpita vicino a Mariupol. Non sappiamo se ci sono sopravvissuti”.

Il quadro è cambiato ieri sera, quando erano state diffuse notizie sulla possibilità che Vavassori fosse solo ferito. Questa mattina poi, su Repubblica il padre Pietro, imprenditore a capo della Italsempione, ha dichiarato di essere sicuro che il figlio fosse vivo. Poche ore più tardi, è stato lo stesso Ivan Luca Vavassori a fugare ogni preoccupazione. “Ciao a tutti. Grazie per i messaggi che mi avete mandato – si legge in una storia su Instagram pubblicata intorno alle 13:00 – sono vivo. Ho solo febbre molto alta, alcune ferite in varie parti del corpo. Per fortuna nulla di rotto”.

Storia Vavassori

La storia di Vavassori

Ivan Luca Vavassori è stato tra i primi italiani a esporre pubblicamente la sua volontà di partire per l'Ucraina, al fianco dell'esercito di Kiev. Il 4 marzo ha raggiunto il fronte, dopo il benestare dell'ambasciata ucraina a Roma. Da allora con cadenza quasi quotidiana sui social ha pubblicato foto e video dal fronte. Una sorta di personale diario di guerra condiviso sui suoi canali.

Come motivazione della sua scelta anche il riferimento alla travagliata storia della madre, Alessandra Sgarella, rapita per nove mesi nel 1997 dalla 'Ndrangheta e morta per malattia nel 2011. “Mia madre è stata rapita – ha affermato a inizio conflitto – io combatterò per la libertà”. Probabile poi che il giovane sentisse particolarmente il conflitto per via delle sue origine russe. Nato infatti 29 anni fa in Russia, è stato poi adottato in Italia successivamente.

Il 23 marzo è stato lo stesso Vavassori a parlare della sua missione come di una vera e propria “azione suicida”. “Noi siamo poche unita – aveva detto – contro un intero esercito”. Poi il silenzio di diverse ore tra il 23 e il 25 aprile.

Secondo quanto raccontato sempre sul suo profilo Instagram, ma con frasi scritte dall'Italia da chi ne ha le credenziali di accesso, effettivamente Vavassori è stato soggetto a un grave attacco russo non lontano da Mariupol. “La squadra di Ivan è sopravvissuta – si legge nel messaggio – Stanno provando a tornare, il problema è che sono circondati da forze russe così non sappiamo quando e quanto tempo dovranno impiegarci. Nell'attacco ci sono 5 persone morte e 4 ferite, ma non sappiamo i loro nomi”.

L'inchiesta della procura di Milano

Il ragazzo ora sarebbe in un non meglio precisato ospedale ucraino, probabilmente in una zona controllata dalle forze di Kiev. Intanto, così come si è appreso dal Corriere della Sera, la procura di Milano ha aperto un'inchiesta conoscitiva. Non ci sono quindi indagati o ipotesi di reato.

Il pool antiterrorismo del capoluogo lombardo, guidato da Alberto Nobili, vuole capire se in Italia esiste un giro di

arruolamento illegale o di mercenari. La Digos è stata incaricata a effettuare l'indagine. Probabilmente, scrive ancora il Corriere, lo stesso Vavassori potrebbe essere più in là sentito dagli inquirenti.

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