Mondo

Jfk files, nelle carte desecretate Castro, razzisti e spogliarelliste

Spogliarelliste, suprematisti bianchi del KKK, Hollywood e Cuba. I 2.891 documenti segreti rilasciati dall'amministrazione Trump aprono alcuni squarci sulle modalità di investigazione successive all'assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy e sull'operazioni dei servizi segreti statunitensi nel corso della Guerra Fredda

Jfk files, nelle carte desecretate Castro, razzisti e spogliarelliste

Spogliarelliste, suprematisti bianchi del KKK, Hollywood e Cuba. I 2.891 documenti segreti rilasciati dall'amministrazione Trump aprono alcuni squarci sulle modalità di investigazione successive all'assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy e sull'operazioni dei servizi segreti statunitensi nel corso della Guerra Fredda. Ecco le rivelazioni scovate dal Washington Post. Nel 1960 il memorandum dell'Fbi descriveva una accompagnatrice di Hollywood che era stata approcciata dall'investigatore privato Fred Otash alla ricerca di informazioni sui presunti festini a base di sesso a cui avrebbe partecipato l'allora senatore Kennedy, insieme al cognato e attore Peter Lawford, Frank Sinatra e Sammy Davis Jr. Una indagine privata che non portò frutti, perchè "la ragazza disse agli agenti di non essere a conoscenza di alcuna indiscrezione".

C'è anche una spogliarellista di nome Kitty in un documento dell'Fbi. Il nome della donna era associato a quello di Jack Ruby, il proprietario di due night club a Dallas e responsabile dell'omicidio di Lee Oswald, l'assassino di Kennedy. Kitty Raville, l'unica spogilarellista nota con quel nome, si suicidò ad agosto o settembre 1963.

Le indagini Fbi, dopo l'uccisione di Kennedy, si concentrarono anche sul passato del suo successore Lyndon Johnson: una fonte dichiarò a maggio 1964 di avere prove fondate sull'appartenenza di Johnson al Ku Klux Klan all'inizio della propria carriera politica. Documenti che però non sono mai stati resi disponibili all'Fbi. Un filone particolarmente ricco di documenti riguarda Cuba e il suo leader Fidel Castro. Sia Fbi che Cia misero a punto piani per ucciderlo. I primi misero una taglia di 100 mila dollari sul lider maximo e di 20 mila per il fratello Raul e Che Guevara. La Cia, la cui operazione si chiamava Bounty, offriva invece soltanto 2 centesimi per la cattura o l'uccisione di Fidel Castro. Il piano era quello di offrire una ricompensa a chi avesse portato prove inequivocabili dell'avvenuta uccisione dei capi cubani, come ad esempio la tessera del partito sottratta alla vittima. Ma non era l'unica ipotesi per uccidere Castro: la Cia aveva individuato nella passione del lider per le immersioni subacquee lo stratagemma per eliminarlo.

Aveva così preso in considerazione di usare il generale William Donovan per consegnare al leader cubano una tuta per le immersioni subacquee contaminata da bacilli di tubercolosi e da un fungo in grado di produrre una malattia cronica della pelle. Donovan però si rifiutò, e durante l'incontro per la liberazione dei prigionieri della Baia dei Porci gli consegnò una tuta 'pulità. Ancora più ambizioso era il progetto che prevedeva di collocare una conchiglia, grande a sufficienza da attrarre Fidel nel corso delle sue immersione, carica di esplosivo da far poi deflagrare al momento opportuno. L'isola comunista di Cuba rientra anche in alcuni documenti dove si smentisce l'ipotesi che dietro alla morte di Kennedy ci fosse L'Avana: si tratta di un report dell'House Select Committee on Assassinations dove si legge che "è improbabile" l'ipotesi che sia stata Cuba a ordinare a Oswald di sparare, perchè "in questo caso gli Stati Uniti avrebbero reagito distruggendo l'isola" e che quindi il gioco non valesse la candela. In un documento del 22 gennaio 1960, l'Fbi scriveva invece di un presunto piano per corrompere un membro del Congresso statunitense e portare il deposto dittatore cubano Fulgencio Batista sul suolo americano.

Per farlo, 150 mila dollari sarebbero dovuti venire smezzati tra il repubblicano Abraham Multer e un avvocato di Miami Beach, oltre a due persone vicine a Batista. Ma fu lo stesso Batista a rifiutare la proposta mentre era in esilio. Il presunto legame tra Hollywood e comunisti ha mandato in disgrazia diverse carriere ma fatto le fortune di chi l'ha raccontato negli anni successivi, come ad esempio il film 'L'ultima parola, la vera storia di Dalton Trumbò del 2015 che ripercorre la carriera dello sceneggiatore accusato di simpatie verso l'Urss e pertanto incluso nella lista nera americana. L'Fbi, si scopre dai documenti appena rilasciati, voleva ad esempio spiare lo sceneggiatore John Howard Lawson installando un microfono nell'abitazione in cui avrebbe dovuto risieduto per qualche giorno a New York nel corso di una conferenza delle Nazioni Unite. Spionaggio di alto livello, ma che ha spesso messo di fronte le due agenzie segrete statunitensi, la Cia e l'Fbi.

Un memorandum rivela l'esistenza delle tensioni che portarono Hoover a dire: "Voglio che si interrompa l'abitudine di rivelare alla Cia le nostre operazioni".

Commenti