Jihad, sempre più donne e famiglie

La presenza di donne nel terrorismo di matrice jihadista ha conosciuto una rapida espansione con l'affermarsi dell'Isis, come dimostrato dal crescente numero di aspiranti mujahidat europee, per lo più giovani, che tentano di raggiungere il teatro siro-iracheno

Jihad, sempre più donne e famiglie

Sempre più donne nel terrorismo jihadista. Il dato emerge dall'ultima Relazione al parlamento dei servizi di informazione e sicurezza. C'è stata una rapida espansione in concomitanza con l'affermarsi di Daesh (Isis), come dimostrato dal crescente numero di aspiranti mujahidat europee, soprattutto giovani e di varia estrazione sociale, che hanno provato e continuano a provare di raggiungere le aree dove opera il sedicente Califfato islamico.

Ma cosa fanno queste donne? Il loro compito principale è quello di essere mogli e madri dei mujahidin. Proprio per questo lo scopo del viaggio è, solitamente, il ricongiungimento con il proprio coniuge già impegnato sul fronte, oppure l'unione con un militante, a volte conosciuto solo su internet. Si celebra, in molti casi, il cosiddetto "jihad al nikah" (matrimonio per il jihad), in piena adesione ai proclami di Daesh in cui le musulmane sono esortate a contribuire al popolamento del Califfato e ad "allevare" le nuove generazioni, nonché a sostenere il morale dei combattenti.

Ci sono anche le donne impegnate in attività di proselitismo e reclutamento (soprattutto on-line , ove esisterebbero alcuni circuiti a esclusivo ambito femminile), di supporto logistico (ad esempio il trasporto di denaro) e di natura operativa. Significativa, tra l'altro, la creazione in Siria e Iraq di due brigate dell'Isis composte da sole donne (tra le quali è famosa al Khansaa, attiva a Raqqa), entrambe con compiti prevalentemente di "polizia": rigida la verifica sulla condotta della popolazione femminile, che deve essere in linea con i dettami della sharia.

"Il montante fenomeno del jihad al femminile- si legge nella relazione - ha imposto un affinamento degli strumenti di contrasto all'estremismo violento.

Vanno lette in questo senso, ad esempio, le Good Practices on Women and Countering Violent Extremism, adottate nell'ambito del Global Counter-Terrorism Forum, intese, da un lato, a prevenire il coinvolgimento di donne e ragazze in attività terroristiche e, dall'altro, a supportare le numerose vittime femminili di estremismo e terrorismo".

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