Coronavirus

Trombosi, Johnson & Johnson propone studio congiunto: Pfizer e Moderna rifiutano

L'azienda avrebbe contattato le Big Pharma rivali per proporre uno studio congiunto sul rischio trombosi. Ok di AstraZenca. No di Pfizer e Moderna

Trombosi, Johnson & Johnson propone studio congiunto: Pfizer e Moderna rifiutano

Il vaccino realizzato da Johnson & Johnson è finito nell'occhio del ciclone per gli stessi motivi che hanno precedentemente frenato l'AstraZeneca. Il presunto rischio di trombosi connesso alla somministrazione delle sue dosi ha spinto gli Stati Uniti a sospendere momentaneamente l'utilizzo del prodotto.

La richiesta di Johnson & Johnson

La mossa di Washington ha spinto anche i regolatori europei a mettersi all'opera per indagare in merito alle (eventuali) connessioni tra i rari coaguli di sangue post vaccinazione registrati e i vaccini Johnson & Johnson. L'azienda, dal canto suo, ha scelto di attendere il parere della Food and Drug Administration americana negli Stati Uniti prima di distribuire il farmaco sul territorio europeo. Tutto in stand-by, dunque, in attesa del fantomatico semaforo verde.

Nel frattempo, Johnson & Johnson non è rimasta con le mani in mano ad aspettare il verdetto delle autorità. Secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal, la società avrebbe contattato le Big Pharma rivali per proporre uno studio congiunto sul rischio trombosi. L'obiettivo? Far sì che le case farmaceutiche coinvolte nella realizzazione di vaccini anti Covid si espongano mediaticamente utilizzando una sola voce. Insomma, una sorta di "unione tacita" per approfondire, da un lato, il problema sanitario delle citate trombosi, e dall'altro bloccare l'emorragia di fiducia che, giorno dopo giorno, sta minando i vaccini nell'accezione più generale del termine.

Il rifiuto di Pfizer e Moderna

A quanto pare AstraZeneca avrebbe accettato la proposta. Al contrario di Pfizer e Moderna, le uniche Big Pharma a non aver riscontrato particolari problemi, che avrebbero invece risposto picche. E che, stando alle dichiarazioni di Ursula von der Leyen, andranno a formare l'asse portante della campagna vaccinale dell'Unione europea, mentre negli Stati Uniti detengono già un ruolo di primissimo piano.

In ogni caso, la richiesta di Johnson & Johnson è arrivata dopo i sei recenti casi di trombosi – con un morto - rilevati negli Stati Uniti (a fronte, va sottolineato, di oltre 7 milioni di dosi somministrate). L'azienda si sarebbe impegnata, attraverso telefonate ed e-mail, a costruire una specie di alleanza informale per comunicare al mondo intero benefici e rischi della vaccinazione, in modo tale da mitigare i timori del pubblico. Come detto, soltanto AstraZeneca sarebbe stata pronta a collaborare.

Pare, invece, che i funzionari di Pfizer e Moderna abbiano rigettato l'offerta in quanto peroccupati che il gruppo di lavoro avesse potuto gettare ombre e discredito sul loro lavoro e sulla loro ricerca. Non solo: le due Big Pharma, sempre nella ricostruzione proposta dal quotidiano americano, non avrebbero visto la necessità di duplicare gli sforzi degli enti regolatori e delle agenzie che già stanno indagando sulla vicenda dei casi di coaguli di sangue.

Ormai è evidente: la guerra dei vaccini sta coinvolgendo, in prima battuta, anche le stesse case farmaceutiche.

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