Il governo di Boris Johnson ha perso altri due uomini chiave. Hanno appena lasciato il loro incarico il ministro dell'Infanzia e della Famiglia, Will Quinche, e Laura Trott che ha l'incarico di assistente del ministro dei Trasporti. In seguito sono arrivate anche le dimissioni del sottosegretario al Tesoro, John Glen, e della sottosegretaria alla Giustizia, Victoria Atkins. Glen ha annunciato l'addio spiegando di avere una "completa mancanza di fiducia" nella leadership di Johnson. Per la Atkins, "integrità, decenza, rispetto e professionalismo" dovrebbe contare più di ogni altra cosa. Nelle ultime ore l'esecutivo britannico aveva perso anche due super ministri come il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, e il titolare della Salute, Sajid Javid.
Johnson nell'occhio del ciclone
Nonostante l'addio di Quinche e Trott, Johnson non ha intenzione di alzare bandiera bianca. Il premier ha ricoperto le due posizioni con un immediato mini rimpasto, deciso per ora - come ribadito oggi dal nuovo cancelliere Nadim Zahawi – nel tentativo di andare avanti.
Ricordiamo che l'ondata di dimissioni che ha colpito il governo britannico è stata causata dallo scandalo che ha travolto il vice-capogruppo dei conservatori, Chris Pincher. Sono infatti emerse accuse di comportamenti impropri e avances sgradite nei confronti di suoi giovani collaboratori. In tutto questo è emerso che Johnson fosse al corrente da anni dei comportamenti di Pincher, cosa che in un primo momento era stata negata.
Johnson avrebbe dimenticato le accuse che erano state fatte in passato a Pincher al momento della nomina. Il passo indietro degli ultimi due esponenti del governo, in protesta con le "inesattezze" fatte circolare inizialmente da Downing Street sul caso Pincher, portano a oltre una mezza dozzina gli abbandoni nelle posizioni junior dell'esecutivo, accanto alle dimissioni ben più pesanti di Sunak e Javid. "Il popolo si aspetta giustamente che il governo si comporti in modo appropriato, competente e serio. Riconosco che questo potrebbe essere il mio ultimo lavoro ministeriale ma credo che per questi standard valga la pena lottare", si è giustificato Sunak. "Ho parlato con il primo ministro - ha riferito invece Javid - è stato un enorme privilegio servire in questo ruolo ma non posso continuare in buona coscienza".
Governo in bilico?
Come detto, Johnson intende mollare. In ogni caso, le dimissioni incassate dal suo esecutivo si aggiungono ad una situazione di per sé già molto delicata. Gli abbandoni, ad esempio, rendono ancor più evidenti la spacatura in atto tra i conservatori, evidentemente non ancora rientrata nonostante l'esito positivo del voto di sfiducia contro lo stesso premier. Nelle prossime ore queste fratture potrebbe aggravarsi ancora di più. Due deputati conservatori, Lee Anderson e Chris Skidmore, hanno intanto ritirato il proprio sostegno Johnson. Skidmore ha chiesto un secondo voto di sfiducia nei confronti del premier, accusato di aver coperto in qualche modo lo scandalo relativo alle accuse di molestie sessuali contro Chris Pincher.
Come se non bastasse, Johnson è inoltre da mesi alle prese con la coda lunga dello scandalo noto come Partygate, ovvero quello relativo alle feste svoltesi a Downing Street mentre erano in vigore le restrizioni anti-Covid. A questo se ne è aggiunto un altro più recente, quello dell'ex vice coordinatore dei deputati conservatori, Chris Pincher appunto, accusato di molestie sessuali.
Il premier ha ammesso che è stato un errore nominarlo e ha chiesto scusa, ma solo dopo che è emerso che era a conoscenza delle precedenti accuse contro Pincher quando lo promosse, secondo quanto confermato da un portavoce di Downing Street.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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