Il Kosovo istituisce esercito nazionale. Ira di Belgrado

La Nato ha subito dichiarato che, con la nascita dell’esercito nazionale kosovaro, la propria presenza militare nel Paese balcanico potrebbe essere “ridotta”

Il Kosovo istituisce esercito nazionale. Ira di Belgrado

Il parlamento del Kosovo ha approvato l’istituzione di un esercito nazionale, decisione che ha subito riacceso le tensioni tra l’ex provincia serba e Belgrado. La Serbia ha infatti definito “atto ostile” il voto dell’assemblea legislativa di Pristina e ha quindi accusato le autorità del Paese vicino di volere adoperare il neonato dispositivo militare per “condurre espansioni territoriali”.

98 deputati kosovari su 120 hanno in questi giorni votato a favore dell’istituzione di un esercito nazionale, diretto a sostituire la Kosovo Security Force, corpo di polizia fondato nel 2009 con compiti limitati: tutela dell’ordine pubblico, pronto intervento anti-incendi, soccorso alle popolazioni colpite da eventi atmosferici avversi. La neonata forza armata avrà invece il mandato di “proteggere l’integrità territoriale del Kosovo dalle minacce esterne” e sarà inizialmente composta da 5mila effettivi e 3mila riservisti. Ramush Haradinaj, Primo ministro del Paese balcanico, ha fortemente voluto l’istituzione di un dispositivo militare kosovaro, considerato dal premier come un “attributo imprescindibile per uno Stato autenticamente sovrano”.

All’interno del parlamento di Pristina, l’iniziativa dell’esecutivo Haradinaj è stata criticata con forza dai deputati espressione della minoranza serba stanziata in Kosovo. Ad avviso di questi ultimi, la formazione di un’armata nazionale avrebbe dovuto essere preceduta da una revisione della Costituzione del Paese, la quale attribuisce il compito di difendere la popolazione esclusivamente alla Kosovo Security Force e ad altri corpi di polizia, non a personale militare. I deputati hanno poi accusato il premier di volere “compromettere” le già difficili relazioni diplomatiche tra Pristina e Belgrado e di avere ceduto a “pulsioni guerrafondaie”. La Serbia ha reagito al voto dell’assemblea legislativa kosovara definendolo un’“inaccettabile provocazione” e ribadendo la propria volontà di “vigilare” sul rispetto, da parte del governo Haradinaj, dei diritti della minoranza ortodossa. Il Ministero degli Esteri di Belgrado, in una nota, ha quindi esortato Pristina a recedere da qualsiasi “progetto espansionista” e a impiegare il proprio esercito esclusivamente in funzione difensiva.

All’indomani dell’istituzione della forza armata del Kosovo, la Nato, presente nella repubblica balcanica con più di 4mila soldati, ha dichiarato di essere in procinto di vagliare l’ipotesi di una riduzione di tale contingente.

L’organizzazione, tramite un comunicato, ha precisato: “Il ritiro delle truppe Nato presenti in Kosovo non è al momento all’ordine del giorno. Tuttavia, la recente decisione delle autorità di Pristina diretta a rafforzare l’autosufficienza militare del Paese produrrà inevitabilmente conseguenze sul nostro contingente stanziato in territorio kosovaro.”

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