L’attivista anti-Assad torna alla carica: "I morti? Colpa dell'Occidente"

Shadi Hamadi punta il dito contro i "cattivoni" della coalizione anti-Isis. E nel 2011 difendeva Assad

L’attivista anti-Assad torna alla carica: "I morti? Colpa dell'Occidente"

Era il 4 giugno scorso, il giorno dopo l’attentato di Londra al London Bridge, quando l’attivista siriano anti-Assad, Shadi Hamadi, interveniva sul Fatto quotidiano con le seguenti parole:

“Non dovremmo stupirci quando scopriranno che gli attentatori di Londra avevano precedenti penali; erano finiti in carcere e lì, in detenzione, hanno riscoperto di essere musulmani. Una volta usciti, il fallimento delle loro vite l’hanno imputato al sistema. Poi all’Occidente che – hanno pensato- non ha voluto accertarli perché figli di musulmani; l’occidente odia l’Islam, odia loro”.

In poche parole, i terroristi si erano scatenati perché l’Occidente non li voleva accettare e perché odia l’Islam? Non è chiaro cosa intende l’autore, ma stride terribilmente.

Ieri Hamadi tornava alla carica, questa volta poco dopo l’attentato di Barcellona e con la foto di una famiglia presumibilmente rimasta uccisa sotto i bombardamenti in Siria e il seguente post:

“A casa loro - Una intera famiglia di 8 persone, sfollata da Palmira, è stata uccisa a al Badou, #Raqqa, da bombardamenti della coalizione anti-isis #Siria”.

Dunque ancora una volta non è colpa dell’Isis? Stavolta dei bombardamenti dei “cattivoni” della Coalizione? Che dire invece dei tagliagole jihadisti che hanno sistematicamente bombardato, sgozzato e usato intere famiglie come scudi umani? Sarebbe carino vedere altrettanti post accompagnati da foto su tali casi.

Del resto Hamadi, già noto per essere apparso su un palco del PD assieme a Bersani e all’attivista anti-Assad Aya Homsi, si era già esposto in altre occasioni con post controversi, contro l’intervento militare russo in Siria e in un altro del 2015 dove paragonava i massacri dell’Isis di Palmyra a quelli del governo Assad: “l’Isis fa pubblico quello che il regime ha sempre tentato di fare di nascosto.

Hamadi si esponeva in numerose occasioni contro Assad e le violazioni dei diritti umani di Damasco, come mostrano i suoi numerosi post su Facebook, così come altri evidenziano una difesa a oltranza dell’Islam ("L'islam non vuole integrarsi"; "l'islam è cattivo"; "l'islam è violento". Io non conosco nessun signor Islam, apparte un signore che fa il pizzaiolo”) e attacchi contro Salvini.

Lo scorso 20 agosto Shady Hamadi faceva riferimento al caso di un ragazzino di tredici anni che il 29 aprile 2011 veniva ucciso durante delle manifestazioni anti-regime a Dara’a (presumibilmente fatto sparire dal regime, secondo quanto lascia trasparire Hamadi).

Peccato che due settimane prima del fattaccio di Dara’a, precisamente il 15 aprile 2011, Hamadi pubblicava un articolo sulle seconde generazioni (pag.8) dal titolo “Io esiliato dal regime dico lunga vita a Bashar”.

Nel pezzo Hamadi scriveva: “Eppure, nonostante tutta la sofferenza che abbiamo provato, affermo con convinzione che il presidente siriano Bashar Al Assad dovrebbe rimanere al potere”.

L’autore argomentava l’affermazione dicendo di aver trovato un Paese più industrializzato e con una forte apertura ai mercati, quando era tornato in patria nel 2009. In aggiunta Assad era anche una garanzia di stabilità per le diverse confessioni presenti in Siria.

Dunque Hamadi non è sempre stato un oppositore di Assad? Teniamo ben presente che le manifestazioni consistenti di strada con i massacri di civili iniziavano un

mese prima della pubblicazione del pezzo, il 15 marzo 2011 e che le segnalazioni contro Assad per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani partivano da ben prima del 2011, ma forse Hamadi non se n’era mai accorto?

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