Per Netflix, la giornata di ieri è stata una vera e propria ecatombe: la società statunitense distributrice di contenuti televisivi e cinematografici ha visto infatti crollare il valore del suo titolo azionario del 35,1% sulla borsa di New York a causa degli ultimi dati diffusi circa il calo delle sottoscrizioni ai servizi di streaming dell'azienda, pari a 200 mila unità in meno tra gennaio e marzo. È la prima volta che accade da quando esiste Netflix. Una giornata da dimenticare anche per il magnate William Ackman, l'investitore il cui fondo ha acquistato oltre 3 milioni di azioni di Netflix lo scorso gennaio, e che ieri ha annunciato di aver ceduto la sua quota con una perdita di 400 milioni di dollari rispetto all'investimento iniziale.
Ma qual è il motivo di questo calo vertiginoso di sottoscrizioni? Innanzitutto l'avanzata della concorrenza, da Disney+ ad Amazon Prime Video, passando per Apple Tv e la mancanza di titoli di grido dopo l'exploit della serie tv coreana "Squid Game". Altro motivo, il taglio netto dei rapporti con la Russia che ha portato alla sospensione delle trasmissioni e all'annullamento di 700mila account paganti. Ultima, ma non meno importante, una certa fiacchezza di fondo dovuta all'esasperante volontà della piattaforma di strizzare l'occhio al politicamente corretto e ai dogmi ultra-progressisti dell'ideologia "woke", come ha prontamente sottolineato il patron di Tesla Elon Musk in un tweet che sta facendo molto discutere. Dopo Twitter, l'uomo più ricco del pianeta proverà a comprarsi anche Netflix?
Elon Musk affossa Netflix: "Inguardabile a causa del woke"
Mentre le azioni di Netflix crollano, Musk lancia infatti il suo affondo, durissimo. L'uomo più ricco del mondo, rispondendo a un tweet di Slashdot, ha definito la piattaforma "inguardabile" a causa del "woke mind virus", il "virus" dell'ideolologia woke, ossia il virus dello stare all'erta e consapevoli rispetto ai "problemi sociali e politici come il razzismo e la diseguaglianza". Difficile dare torto a Musk: come ha osservato Erika Pomella sul Giornale.it, persino una serie di successo come Bridgerton ha sollevato non poche polemiche per alcune scelte narrative che hanno messo in mostra la volontà di inseguire a ogni costo il politicamente corretto, anche a discapito della precisione storica o dell'aderenza al libro da cui la serie è stata tratta. Non a caso, per interpretare il Duca di Hastings e la Regina Charlotte sono stati ingaggiati degli attori di origini africane. Un revisionismo storico che non è affatto piaciuto al pubblico e che ha destato non poche perplessità. L'ossessione nel non voler offendere le minoranze forse piacerà a una certa élite ma non conquista il grande pubblico, che vede come a dir poco forzate certe scelte stilistiche.
La battaglia di Musk per il free speech
Nel frattempo, il patron di Tesla pone le basi per la sua scalata per l'acquisizione di Twitter, per il quale ha offerto 43 miliardi di dollari. Come riporta il New York Times, Morgan Stanley, la banca di investimento che sta lavorando con Musk, sarebbe in contatto con potenziali investitori con l'obiettivo di assicurarsi i fondi necessari entro la settimana. Una certa élite è tuttavia molto spaventata dalla volontà di Musk di rendere Twitter un posto più "libero", che non discrimini le opinioni dei conservatori. "Sono spaventato dall'impatto sulla società e sulla politica se Elon Musk acquisirà Twitter", ha twittato l'editorialista del Washington Post, Max Boot. "Affinché la democrazia sopravviva, abbiamo bisogno di più moderazione dei contenuti, non di meno".
Secondo la testata di sinistra Salon, con Twitter in mano a Musk, i "troll" di destra avrebbero ancora più "potere". Segnale che il magnate comincia a fare davvero paura, ed è la sinistra progressista a temere di perdere la propria radicata influenza su Big Tech e sulle piattaform social.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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