Un appello alle grandi potenze del mondo per fermare il terrorismo islamico e la guerra in Siria ed Iraq: è quello lanciato da Sua Beatitudine Gregorios III Laham, patriarca della Chiesa greco cattolica melchita, da S. B. Louis Raphael Sako, patriarca della Chiesa di Babilonia dei Caldei e da S. B. Ignacio Joseph III Younan, patriarca della Chiesa di Antiochia dei Siri, che sono intervenuti nel pomeriggio di ieri, nell’Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, al convegno “Genocidio dei Cristiani. La Jihad da Oriente a Casa nostra”, organizzato dall’associazione Umanitaria Padana Onlus e dall’associazione Pakistani Cristiani in Italia.
I capi delle diverse Chiese orientali hanno sottolineato nei rispettivi interventi la necessità di costituire un fronte comune per combattere i jihadisti del califfato islamico nel Vicino Oriente. “L’Isis non si vince con le bombe” ha detto il patriarca Gregorios, ma mettendo insieme “Russia, Usa, Ue, Paesi arabi, Siria, Iraq e Iran, perché così facendo si formerebbe una forza morale”. Senza questa “forza morale”, secondo il patriarca, l’Isis rimarrà imbattibile. Il patriarca dei greci melchiti ha inoltre sottolineato l’importanza della difesa del ruolo rappresentato dalla presenza cristiana nel Vicino Oriente e di non cedere, al contrario, ad antinomie come quella tra “cristianofobia” e ”islamofobia”, che servono soltanto a realizzare lo scenario da scontro di civiltà teorizzato da Huntington. Gregorios III ha poi ribadito quello che disse Papa Francesco in Giordania, ovvero che le chiavi per risolvere le crisi in Terra Santa e nel mondo intero sono “la ricerca di una soluzione consensuale per la Siria” e la “pace per i Palestinesi”. Per raggiungere questi due obiettivi e sconfiggere il terrorismo c’è bisogno, ha ripetuto, di un’alleanza internazionale. L’Unione Europea, ha poi insistito il patriarca melchita, deve impegnarsi per la pace in Palestina e non “dividere” come ha fatto finora.
Dopo aver ricordato il dramma dei cristiani iracheni, il patriarca della Chiesa di Babilonia dei Caldei, Sako, ha attaccato l’Occidente imputando agli Stati Uniti di aver generato caos e divisione in Iraq sin dal 2003, e ha invocato un’azione militare via terra per sconfiggere l’Isis. “Se volete aiutarci”, ha aggiunto Sua Beatitudine riguardo il problema dei profughi, “non accoglieteli e basta, ma cercate soluzioni pratiche per assicurare loro la libertà” nei paesi di provenienza. “Siamo scandalizzati e scioccati”, ha detto il patriarca di Babilonia, “e aspettiamo dall’Occidente un’azione forte per liberare la popolazione”.
Anche la comunità siro cattolica è stata duramente colpita dalle violenze in questi anni. Più di un terzo degli appartenenti a questa comunità ha dovuto lasciare i villaggi d’origine, come mostra evidentemente il caso della diocesi di Qaraqosh, città ormai fantasma, nel nord dell’Iraq. “Quei governi europei che hanno dato una ‘falsa lettura’ della crisi siriana”, ha attaccato il patriarca siro Younan, “sono complici della distruzione di civiltà e popoli”. Sua Beatitudine si è scagliato anche contro il linguaggio politicamente corretto, ed in particolare contro chi parla di “islamofobia”. “Non esiste un’islamofobia cristiana”, ha detto il patriarca ricordando la strage nella cattedrale di Baghdad, dove morirono 48 fedeli. Al contrario, ha continuato, la tolleranza cristiana è stata “ripagata” in queste terre con gli attacchi dell’Islam radicale e con “l’abbandono e il tradimento” da parte dei “confratelli occidentali”. I fedeli cristiani ostaggio dell’Isis in Iraq sono ancora 160 e almeno 200 sono quelli rapiti nei villaggi della valle del Khabur, in Siria.
Il patriarca è poi tornato ad attaccare gli Stati Uniti: “il Mediterraneo un tempo era il Mare Nostrum, nel senso che collegava l’Europa al Medio Oriente”, ha detto, “perché avete lasciato prendere queste iniziative in Medio Oriente agli americani, perché li avete lasciati andare dagli emiri ad inginocchiarsi per il petrolio?”. “Sono ottimista riguardo l’intervento russo in Siria”, ha dichiarato il patriarca siro cattolico a ilGiornale.it a margine del convegno. “Anche la Russia ha i suoi interessi nella regione, ma il suo intervento è più serio perché si coordina con l’esercito sul terreno”, ha proseguito Younan, “in questo modo limita anche i danni collaterali sui civili che ci sono stati invece con i raid aerei americani, che in 13 mesi di bombardamenti non hanno risolto nulla”. E, infine, su Assad, il patriarca siro è stato categorico: “sta difendendo la sua comunità, meglio la sua dittatura che un totalitarismo religioso islamico”.
Al convegno sono intervenuti anche molti esponenti politici tra cui Marco Rondini, il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, Paola Binetti, Mara Carfagna e Eugenia Roccella. E proprio durante la conferenza nell’Aula dei gruppi parlamentari, l’On.
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