Guerra in Ucraina

L'ex consigliere di Trump avverte: "Perché Putin va sconfitto in 4 settimane"

Poche settimane per capire la direzione che prenderà il conflitto Russia-Ucraina: potrebbe finire o diventare una guerra mondiale con tutto l'Occidente coinvolto. Ecco cosa ha rivelato Alexander Vindman

L'ex consigliere di Trump avverte: "Perché Putin va sconfitto in 4 settimane"

La guerra, prima o poi, sarebbe scoppiata. Era soltanto questione di tempo. Parola di Alexander Vindman, tenente colonnello che ha lavorato all'ambasciata degli Stati Uniti a Mosca tra il 2012 e 2015 e direttore degli Affari europei nel Consiglio per la sicurezza nazionale di Trump. Ora è tra gli esperti che chiedono a Biden di inviare a Kiev gli aiuti militari decisivi per il quale diventa fondamentale il fattore timing: o finisce tutto nel più breve tempo possibile, o l'Occidente potrebbe davvero essere trascinato in una guerra mondiale voluta e causata da Putin.

"Prossime 4 settimane decisive"

"Stiamo andando nella direzione giusta, ma temo che avvenga troppo lentamente rispetto al campo di battaglia. Le prossime 4 settimane sono critiche. Se Putin si assicura l’Est e Mariupol, la guerra non finirà lì: continuerà a spingere verso Ovest", afferma Vindman al Corriere della Sera. L’unico modo in cui può cessare il conflitto è se nelle prossime 4-5 settimane "la Russia viene sconfitta sistematicamente, battaglia dopo battaglia, impedendo loro di continuare grosse operazioni di combattimento", aggiunge, in modo tale che il conflitto possa essere pià ristretto invece di "questa guerra ampia e catastrofica. Finora Stati Uniti e Nato sono stati ai margini, gli ucraini decisivi. Il problema è che anche gli ucraini hanno subito perdite".

La minaccia nucleare di Putin

Come abbiamo visto sul Giornale.it, lo zar russo minaccia spesso, direttamente o con i suoi fedelissimi, l'ipotesi del "bottone" nucleare per intimidire i Paesi Nato. La verità è che si rischia davvero una lunga guerra dove possono essere utilizzate armi chimiche. L'ex consigliere parla di anni ma anche di mesi, nella migliore delle ipotesi. I russi sono ridotti ai minimi termini, hanno dovuto rivedere le loro strategie di conquista ed ora non gli rimane che il Donbass, meno dell'obiettivo minimo. Ma è anche vero che sono dotati di enormi disponibilità di equipaggiamenti militari per poter riprendere il controllo mentre, "se invece continuano a subire perdite, non riesco a credere che la Russia possa sostenere per più di sei mesi questo livello di combattimenti", spiega Vindman.

Il legame con l'impeachment

L'ex direttore fu colui che rivelò la telefonata fra Trump e Zelensky "perché temevo si stessero scatenando le condizioni per la guerra. Ci troviamo in questa guerra per via della corruzione che si svolse nell’estate del 2019 e durante il successivo impeachment e per tutto il resto del mandato di Trump, con i suoi elogi a Putin prima e dopo l’inizio del conflitto...". Secondo Vindman, quindi, ci sarebbe un legame diretto con questa guerra, segnale a Putin che l’Ucraina non godesse di appoggio bipartisan "e l’establishment repubblicano non l’avrebbe difesa". Se non avesse rivelato nulla, confessa, Trump sarebbe riuscito a ottenere l’indagine su Biden e forse avrebbe vinto, si troverebbe al secondo mandato, "continuerebbe a minare la democrazia Usa, avrebbe probabilmente posto fine all’alleanza con la Nato e dato il benvenuto all’aggressione russa in Ucraina. Tutto sommato, penso che sarebbe peggio".

"Stanno gestendo male l'Ucraina"

Esperto ovviamente di Stati Uniti, Vindman crede che non sia stato tanto Biden quanto i suoi consiglieri, vertici e fedelissimi a gestire male l'Afghanistan e che adesso "fanno lo stesso con l’Ucraina. Non si stanno rivelando all’altezza di evitare che la guerra fredda diventi guerra calda". Anche alla Casa Bianca, spiega, molte personalità accetterebbero l'evenienza che la Russia possa prendersi anche zone più ampie dell’Ucraina meridionale e orientale che constringerebbero Kiev a negoziare. L'errore, però, è credere "che dopo qualche successo Putin si fermerà, ma non è così: lo incoraggerà e non servirà ad altro che a protrarre la guerra".

Infine, un pensiero per il tiranno russo: perché i suoi fedelissimi non cercano di deviarlo dai suoi propositi? Perché si consumano crimini di guerra e genocidio? "Molte di queste persone sono con il presidente da tanto tempo, gli sono fedeli e il presidente lo è nei loro confronti, ma questa è la ricetta per un disastro se non sono pronti a consigliarlo in modo critico quando è necessario, anziché cercare di proteggerlo finendo con il danneggiarlo.

Questo succede quando hai un seguito che si sente responsabile nei tuoi confronti anziché nei confronti del Paese", conclude.

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