Prima di raggiungere Damasco con un volo impostoci per motivi di protocollo dalle autorità siriane, facciamo tappa a Beirut. La delegazione dell’Alliance for Peace and Freedom, il partito europeo formatosi lo scorso ottobre e presieduto da Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, è ospite del governo di Bashar al-Assad per una serie di incontri al vertice. Nella capitale libanese assieme a Fiore ci sono, tra gli altri, il deputato europeo dell’NPD Udo Voight e l’ex membro dell’europarlamento Nick Griffin. Tornante dopo tornante, check point dopo check point, risaliamo le colline della città fino a raggiungere l'abitazione del Generale Michel Aoun. Entriamo nella casa elegante del leader, classe 1935, del Movimento Patriottico Libero, che assieme a Hezbollah, SSNP, Hamal, Al-Marada e Tashnak, forma la Coalizione dell’8 Marzo, favorevole alla leadership di Assad. Si può dire che il Generale rappresenti il vero riferimento ‘politico’ di Hezbollah, nonostante sia cristiano.
Questa è la prova che il movimento sciita sia un movimento patriottico oltre che essere, il “partito di Dio”. Incontriamo Aoun nei giorni in cui il conflitto siriano e le incursioni del Califfato sconfinano pericolosamente in territorio libanese con gli scontri tra Hezbollah e gli jihadisti nella Valle della Bekaa, a nord di Beirut e Damasco. Proprio riguardo al coinvolgimento sempre maggiore dell’esercito di Hezbollah nel conflitto siriano, Fiore chiede al Generale se questo sia destinato a crescere nei prossimi mesi. “Nel conflitto siriano ci sono ingerenze da molti Paesi. Da quei Paesi che non accettano la dottrina dell’Isis e che aiutano l’esercito siriano, e da quelli che invece sostengono l’Isis - risponde Aoun - in Siria combattono volontari di 83 nazionalità diverse, anche europee. Il Libano,” continua il Generale con l’accento francese “è uno Stato confinante e quindi il pericolo che il conflitto siriano si estenda qui è molto grande e attuale. Per questo, come sapete, Hezbollah sta difendendo le frontiere del Libano, perché per questi uomini, quelli del Daesh (dispregiativo per intendere Stato Islamico, ndr) non esistono i confini. L’unico confine che riconoscono è quello della Umma (la comunità islamica, ndr), e la Umma non ha confini”, afferma il Generale. “Loro quindi non combattono per conquistare un territorio, loro vogliono conquistare tutto. È per questo che rappresentano un enorme pericolo per l’Europa”.
“Questi gruppi sono molto pericolosi, hanno diversi nomi ma rappresentano tutti la stessa cosa: sono contro la democrazia, la Sharia è la loro legge e per loro non è concepibile l’esistenza di null’altro eccetto questo, eccetto il loro credo; il loro obbiettivo è diffondere la Sharia nel mondo, islamizzare il mondo”. Aoun è calmo, ma risoluto e spiega: “Quello che possiamo fare per fermarli è creare un’alleanza forte contro lo Stato Islamico”. “Pensa che questa alleanza dovrebbe essere ristretta al Medio Oriente oppure anche all’Europa?” Chiede Fiore. “Anche all’Europa - risponde il Generale Aoun - L’Europa è in pericolo”, aggiunge, “Daesh è già arrivato in Palestina, in Libia, in Tunisia”. “Servirebbe uno come lei per dire queste cose al Parlamento Europeo, perché forse la popolazione europea non è ancora totalmente cosciente del pericolo”, propone Fiore. La risposta del Generale è: “Perché no?”. Poi, approfitta per raccontare della sua esperienza in Europa. “Ho incontrato 22 ambasciatori europei nel 2012. Erano tutti contro Assad: dicevano che era un dittatore, che il suo era un regime autocratico e che doveva andarsene. Gli ho risposto: bene, anche noi siamo a favore della democrazia, ma qual è l’alternativa ad Assad in Siria? Lo Stato Islamico? E credetemi che in confronto a loro, il fatto che Assad sia un dittatore non sarebbe più un fatto tanto grave. Non c’è uno solo di loro con cui si possa avere alcun tipo di dialogo: se loro governassero io, cristiano, sarei ucciso, o per esempio tu, se fossi un artista, saresti ucciso”, continua. “Alla fine dissi agli ambasciatori che gli uomini del Daesh sarebbero arrivati in Europa molto presto, in pochissimi anni” conclude. A questo punto la delegazione europea chiede al Generale libanese cosa può fare l’Europa per difendersi. “Per prima cosa fare pressione sulla Turchia per fermare il flusso di armi e uomini lungo il confine con la Siria. L’Ue è l’unico interlocutore in grado di fare pressioni sul governo turco.
Questo è fondamentale”. Dopo esserci congedati dal Generale, visitiamo la sede libanese del SSNP e poi di corsa dopo essere rimasti bloccati nel traffico di Beirut raggiungiamo l’aeroporto dove ci aspetta il nostro volo per Damasco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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