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Libia, lo spettro di nuove partenze dei migranti dietro le ultime mosse di Haftar

Il blocco alle esportazioni di petrolio potrebbe attivare un effetto domino sull'economia e sulla società libica, il quale a sua volta determinerebbe un aumento dei flussi migratori verso l'Italia

Libia, lo spettro di nuove partenze dei migranti dietro le ultime mosse di Haftar

In questi giorni ha suscitato scalpore la decisione delle forze pro Haftar di interrompere le esportazioni di petrolio dalla Libia, bloccando diversi terminal essenziali per l’industria dell’oro nero del paese nordafricano.

Gli allarmi hanno riguardato ovviamente soprattutto l’aspetto economico della vicenda: il petrolio contribuisce ad almeno il 90% delle entrate libiche, senza l’export e perdendo in media almeno 700.000 barili al giorno il paese potrebbe vivere un ulteriore tracollo.

Ma c’è anche un altro allarme relativo al blocco dei terminal, quello cioè migratorio. La decisione di Haftar, come detto, potrebbe portare ad un ulteriore collasso dell’economia libica. E non solo per le mancate entrate: dallo stop alla produzione, passando dal congelamento delle esportazioni, vi è un intero indotto a rischio crollo.

E questo potrebbe voler dire avere più famiglie senza reddito, molte persone che perdono anche le uniche certezze attuali sotto il profilo del proprio sostentamento. In poche parole, l’ulteriore ridimensionamento dell’economia libica avrebbe effetti non indifferenti sulla stabilità del paese. E, di riflesso, anche sui possibili aumenti dei flussi migratori.

Così come sottolineato su IlMessaggero, alla vigilia della conferenza di Berlino anche la cancelliera Angela Merkel ha preso in considerazione la prospettiva di un’impennata degli sbarchi verso l’Europa. Ed ovviamente l’Italia in queste ore sta guardando con molta preoccupazione verso questo fronte.

Già da alcune settimane è stato possibile notare un aumento del numero di cittadini libici sbarcati presso le nostre coste. A Pozzallo, lo scorso 29 dicembre, a bordo della nave Alan Kurdi erano presenti soltanto libici peraltro ritenuti anche “benestanti” a prima vista. Dalla Libia solitamente sono sempre partite persone di origine sub sahariana, arrivate nel paese nordafricano dalle proprie nazioni di origine.

Anche durante questi anni di guerra il Mediterraneo non è stato solcato da molti libici, il trend però dal 2016 in poi è in costante aumento. Ma questa situazione è stata attribuita più all’avanzare della guerra che alla situazione economica. Anche gli approdi registrati a Pozzallo è possibile inquadrarli nel contesto delle dinamiche di guerra e, in particolare, nella prospettiva dell’arrivo delle milizie siriane filo turche a Tripoli e dei soldati di Ankara a sostegno di Al Sarraj.

Ma il fenomeno dei “migranti economici” libici non si è ancora verificato. L’industria del petrolio ha garantito, in quelle zone sfuggite dalle grinfie della guerra, standard di vita tutto sommato accettabili seppur tra precarie condizioni di sicurezza. Un collasso dell’economia, potrebbe generare una decisa impennata degli sbarchi. E di questo il generale Khalifa Haftar ne è ben consapevole.

Anzi, potrebbe essere un ulteriore elemento di pressione verso l’Europa in vista degli appuntamenti diplomatici di questi giorni.

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